La Ground Reaction Force nel Golf

Mentre guardiamo alle stelle (ai professionisti e alle professioniste dei Tour) esprimendo il desiderio di tirare driver più dritti e lunghi, ci domandiamo come, come fanno a “cacciarla” così lunga? Ormai anche noi dilettanti siamo immersi nelle metriche numeriche per cercare di carpire i segreti dello swing: angolo di attacco, velocità del bastone, club path e ancora metriche e metriche, ma quale “forza” ci manca per diventare dei “Jedi” del golf ? Riapriamo i libri di fisica e la mente perché parleremo di “forza di reazione del terreno”, dall’inglese Ground Reaction Force (GRF).

Tralasciamo solo per un attimo la “forza” di Star Wars e…partiamo!

Cos’è la Ground Reaction Force?

Per iniziare, una brevissima definizione: secondo la terza legge di Newton la cosiddetta Ground Reaction Force (GRF) è la forza esercitata dal suolo su un corpo a contatto con esso. Quando una persona è in piedi, la GRF corrisponde al peso della persona. Quando il corpo si muove, questa forza aumenta a causa delle forze di accelerazione. Ad esempio, durante la corsa, la GRF aumenta fino a due o tre volte il peso corporeo.

E cosa c’entra la GFR con il golf?

Tra le verità ormai accettate nell’insegnamento del golf c’è che la forza del terreno è vitale per generare la massima potenza nello swing. Siamo ormai abituati a vedere giocatori come Justin Thomas o Bubba Watson uscire, quasi letteralmente, dalle loro scarpe, mentre colpiscono.

Avete presente?!

Questo “saltello” permette ai giocatori di sfruttare anche il terreno per imprimere ancora più forza e velocità allo swing.

La domanda sorgerà ora spontanea: come si può misurare questa forza?

Beh, il modo più diretto ed efficace per misurarla è utilizzare una apposita piastra, una sorta di tappetino con sensori.

Un esempio è la pedana 3d Motion Plate di Swing Catalyst (utilizzata da giocatori del calibro di Justin Rose, Matt Kuchar, Ian Poulter) che permette di visualizzare e analizzare come il giocatore utilizza il terreno durante lo swing. Pochi istanti dopo aver eseguito il movimento sono disponibili i grafici che corrispondono alle forze misurate, sia che si tratti di torque, forza orizzontale, forza verticale o pressione.

L’analisi di queste forze al suolo permette di capire dove ci sono margini per ricavare maggiore esplosività o come rendere il movimento più stabile e affidabile.

Un altro esempio è invece il tappetino Bodytrack Golf Mat creato da Terry Hashimoto e che si focalizza maggiormente sulla pressione.

Il sistema delle mappe di pressione viene utilizzato non solo per capire come colpire più forte, ma anche per migliorare l’equilibrio durante lo swing (spesso causa fatale di molti dei nostri errori) e per prevenire infortuni. Non a caso il sistema è utilizzato anche in aree mediche collegate alla riabilitazione.

Questi sistemi non sono ancora pienamente diffusi nel golf amatoriale ma siamo certi che presto saranno comuni come i launch monitor. Tutti questi strumenti, se ben concertati, ci daranno una comprensione a 360 gradi della biomeccanica del nostro swing: non avremo più scuse…

Oppure sì?!

Perché, nel bene e nel male, lo swing sarà ancora tutto da fare; ma almeno qualche “bomba” in più l’avremo tirata, da bravi Storm Trooper.

Pew Pew Pew!

 


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