Eccoci di nuovo qui; manca poco ad un anno nuovo, a una nuova stagione di golf e vita! È passato oltre un semestre ma nessuno mi ha ancora chiesto cosa sia il futuro del golf; non ancora. Non ve ne fregherà granché ma è il giusto momento (rituale) di dirvi che, personalmente, è il tempo di affrontare tutte le flappe che non abbiamo mai affrontato, tra swing incompresi e premi ambiti, simboli e significati, in maniera complessa… son passati mesi di golf, anni, dopotutto.
Tranquilli, me lo dico in primis per me stesso e mi rispondo che è tutto un gran caos (ma ri-benvenuti nel Green Horizon).
Benvenuti nella follia del golf, nuovamente!
In questo strano momento di dubbi e incertezza sorge spontanea una domanda: cosa spaventa nel golf, come nella vita? Nella speranza risiede la risposta: l’incertezza dell’orizzonte è ciò che ci spaventa, penso, più di tutto. E forse anche il golf è vittima dello stesso pensiero, tecnico come l’esistenza, di un qualcosa che non abbiamo ancora compreso a fondo.
Ma ri-partiamo da un leggero mercato nazionale più insignificante del pugno delle nostre stesse considerazioni.
Ri-partiamo dal sogno.
Ripartiamo dal fatto che quasi nessuno di noi, o voi, si è fermato a osservare con fiducia l’orizzonte più lontano…negli ultimi anni, anche nel golf italiano. Penso.
Non è normale pensarlo, o no?!
Provo a farlo qui io, con un pugno di parole scritte, quasi meccaniche, di ferro: circa 60 mila golfisti italiani credono con fermezza che l’universo del golf appartenga a loro, come il mondo; oltre 7 miliardi di persone pensano che il mondo possa soddisfare il proprio individuale universo, senza cambiare nulla. Lo vorremmo tutti.
Ma cosa sarà la realtà di questa follia? E il futuro del golf italiano?
Beh, per ora ci sono idee contrapposte e divisive, politiche, mi verrebbe da dire.
Allora mi domando di nuovo: cos’è il Green Horizon?
Beh, un po’ mi conoscete nella mia ingenuità, a cui non voglio arrendermi.
Per me GreenHorizon è la speranza di un mondo che potrà apprezzare ciò che ho iniziato a vivere per fortuna e privilegio; vorrei che 7 miliardi di persone potessero vivere il mio stesso sogno.
Alle porte di un anno dove, dietro allo score, agli scritti, dietro alle paure dei numeri, alle parole di rabbia e alle frustrazioni, dietro ai mercati, sono certo che ci saranno molte persone che crederanno in un mondo nuovo.
Quando il gioco si fa duro, non si fa lay-up.
Lo spero, io spero! Altrimenti non servirebbe nemmeno giocare al futuro, non vivremmo o giocheremmo a golf, al gioco della vita. Sappiamo che non è un gioco facile.
Flappa “x “, ma non abbiamo più paura.
Tra le altre cose, i miei maestri mi hanno insegnato sempre a pensare positivamente: “pensa agli alberi, o alla ragazza”, “pensa alla vita”, “Swing Your Life”…
Ma quest’anno aggiungerei anche: “follow through your fears.”
Perchè il golf è un gioco complesso che richiede un’anima che non vuole arrendersi e che vorrà sempre imparare, e sorridere, anche nelle sventure…golfistiche e non.
Ok, ho capito. Vi ho rotto le le “Titlelist”, o “Top Flite” o “Callaway” che siano, nelle sacche impolverate.
Tutto questo per? Beh, volevo solo augurarvi nella mia ordinaria passione e follia…