Facciamo la pace per la Ryder?

Tra la chiusura di uno strepitoso Italian Open, che ha avuto come protagoniste tante stelle europee corse a studiare il percorso della prossima Ryder Cup 2023, e l’inizio della 14sima Presidents Cup, sono accadute cose golfisticamente rilevanti.

La prima: la dichiarazione di Rory McIlroy, che a Roma si è detto alla caccia di “sangue fresco” per il prossimo team europeo, lasciando così intendere che per lo meno da parte sua non c’è spazio in squadra per i fuggiaschi attempati o meno attempati del LIV.

La seconda: le parole d’amore rilasciate da Robert McIntyre, fresco winner a Roma, proprio nei confronti della Ryder Cup, che ha definito essere il suo obiettivo principale per la prossima stagione, candidandosi così a far parte di quel team di giocatori “affamati di vittoria” che Rory sta cercando il lungo e in largo.

La terza: la contemporanea vittoria di Cameron Smith a Chicago alla sua prima uscita in un torneo LIV, che a noi guardoni delle cose del green ha fatto rimpiangere ancora di più la sua assenza dalla squadra internazionale della Presidents Cup di questa settimana.

Eh sì, perché da giovedì, sullo strepitoso tracciato del Quail Hollow, andrà in scena una Coppa dei Presidenti un po’… azzoppata. Tra i tanti, mancheranno all’appello tipini tosti come Brooks Koepka, Bryson de Chambeau, Dustin Johnson, Mark Leishman e, appunto, come lo stesso Cameron Smith, vincitore nel 2022 niente popò di meno che del The Players e dell’Open Championship.

Insomma, mica una robetta da poco.

A questo punto, viene naturale chiedersi che Ryder ci aspetta a Roma l’anno prossimo. E soprattutto, visto che a oggi nel Vecchio Continente non è stata presa ancora alcuna decisione a riguardo, che tipo di team europeo avremo: con o senza i campioni del LIV?

Ora, se gli americani non sembrano in difficoltà nel rimpiazzare i fuoriusciti dal Pga Tour (e infatti hanno già fatto sapere che nel team a stelle e strisce non ci sarà spazio per i giocatori che hanno firmato con i sauditi), il discorso per la squadra europea è totalmente diverso: a oggi, nessuna decisione in merito è ancora stata presa.

Perché? La prima risposta possibile è assai banale, ma altrettanto vera: se nei prossimi mesi altre stelle papabili per il team del Vecchio Continente dovessero trasferirsi da Greg Norman, il valore tecnico e lo spettacolo della Ryder senza loro in campo potrebbe diminuire considerevolmente. E se il DP World Tour non se lo può permettere, allo stesso tempo, visti gli sforzi fatti fin qui, la Federazione Italiana Golf non se lo meriterebbe proprio. E ovviamente neppure noi appassionati.

Dunque oggi, più che il Pga Tour, è il golf europeo a essere a un incrocio decisivo per il suo futuro: se la Ryder Cup dovesse finire nel fuoco incrociato tra i sauditi e il resto del mondo, il danno per il Vecchio Continente sarebbe incolmabile. Cerchiamo perciò di sederci intorno a un tavolo e iniziamo a stilare un progetto di pace. Per il bene di tutti, ma soprattutto del golf.


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