Chi ha ragione: Rahm o Rory?

Esistono cose che non vanno come avresti pensato, che non s’incastrano e non rispettano i piani. Ed è lì, in quell’istante che nascono i prima e i dopo: nel caso del golf mondiale, il prima e il dopo dello sbarco del circuito LIV.

Pensateci: alzi la mano chi di noi avrebbe mai pensato di vedere un giorno il golf finire in tribunale, con giocatori che accusano i Tour e i Tour che accusano i giocatori. Ma, in questa frattura scomposta e imprevista, lontana dalle nostre aspettative, temo che negli ultimi giorni se ne stia creando una ancora più pericolosa. Per lo meno per noi europei. E, se fosse vero che si sta formando, è perché è nella mancanza di regole chiare che nascono le storture.

Con il DP World Tour che nei confronti dei transfughi del circuito saudita è in attesa di una sentenza del tribunale che determini il comportamento da tenere nei confronti di questi giocatori, una sentenza che purtroppo non arriverà prima del 2023, in Europa si naviga a vista. Anche e soprattutto in chiave Ryder Cup: in fondo, lo stesso capitano Donald lo ha ribadito a Roma solo una settimana fa. La domanda che ci si pone è semplice ma complessa allo stesso tempo: nel 2023 i campioni del LIV potranno prendere parte alla sfida all’interno del team Europe o no?

A oggi nessuno lo sa. Ma è proprio in questa incertezza che purtroppo intravedo nuove, minuscole fratture. E le intravedo nelle ultimissime dichiarazioni dei campioni del Vecchio Continente: da una parte c’è Rory McIlroy, che non vuole concedere sconti ai transfughi, dall’altra Fitzpatrick e Rahm che invece, per il bene del team, sono pronti ad aprire le porte degli spogliatoi.

Le parole di Rahm

Non arrivano infatti a caso le parole di apprezzamento che domenica, con il trofeo dell’Open de Espana in mano, Rahmbo ha proferito nei confronti del giovanissimo talento madrileno Eugenio Chacarra, fresco vincitore del suo primo torneo da pro sul circuito LIV.

Con il team Europe alla caccia di campioni su cui investire per frenare la voracità statunitense, lo spagnolo si chiede in sostanza se sia il caso di rinunciare a eventuali fenomeni solo in nome di una guerra che per ora non ha né vincitori, né vinti.

La risposta a questo quesito tutt’altro che banale a oggi non c’è, ma speriamo che, mentre la si attenda, non si crei malumore nello spogliatoio europeo a causa delle chiare divergenze di opinioni tra le sue prime donne.

Sinceramente la Ryder e gli appassionati non se lo meriterebbero.

 


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