Se il golf ti prende a calci

Uno dei pochi aspetti certi del golf è che prima o poi questo gioco prende a calci tutti. Campioni e dilettanti: tutti, nessuno escluso, in questo sport vivono giornate da dimenticare.

Questa cosa la sostiene anche Shane Lowry, che nel 2017 –guarda un po’- partì da leader nell’ultimo giro dello U.S Open di Oakmont, per poi rimediare una sonora e bruciante batosta: “Si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie”, raccontò allora. E in effetti, due anni più tardi, forte di quell’esperienza, l’irlandese non lasciò tremare le sue manone al Royal Portrush per portarsi a casa il titolo dei titoli, l’Open Championship.

Più recentemente, i calci dal golf se li è beccati Jon Rahm, quando nel 2022 segnò un totale clamoroso di meno 33 al Sentry TOC Championship delle Hawaii, per perdere di un solo colpo contro Cameron Smith. Un anno più tardi, in questo gennaio del 2023, lo spagnolo, grazie a un meno 10 nell’ultimo giro, si è ripreso il titolo che dodici mesi fa gli era sfuggito dalle mani.

Ora: se è vero che il golf non guarda in faccia nessuno, è anche vero che i grandi campioni, rispetto ai dilettanti, anche in quelle giornate NO hanno qualcosa in più: a differenza degli esseri umani, non guardano con spietatezza e giudizio severo alle loro performance giornaliere. Piuttosto, tendono a concentrarsi sul lungo periodo, stando attenti a proteggere il proprio io e a credere nella bontà del lavoro che stanno portando avanti.

In questo senso, altri due esempi luminosi sono stati pochi giorni fa sia Collin Morikawa, che Jordan Spieth.

Il primo ha buttato al vento la vittoria al Sentry TOC, facendosi rimontare da Rahm un vantaggio clamoroso di 6 colpi con sole 18 buche da giocare; il secondo, dopo essere stato leader nel primo giro del Sony Open alle Hawaii, è riuscito addirittura a mancare il taglio di metà torneo nella giornata successiva: dal 1965 un crollo del genere non era mai accaduto sul Pga Tour.

Eppure… Eppure entrambi gli americani hanno fatto buon viso a cattivo gioco (nel vero senso della parola!): tutti e due sono usciti dal campo in modo pacato e col sorriso sul volto, concedendosi persino ai microfoni dei giornalisti. Così facendo, hanno dimostrato di essere consapevoli che una giornata storta capita a tutti, ma che l’importante è sempre essere pronti a ricominciare. Perché è questo che fanno i campioni: quando falliscono, cercano di capire i propri errori, poi si rialzano in piedi e continuano a provarci.

E poi, comunque, lo sostengono anche i saggi: il successo non è mai definitivo e il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta davvero.


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