Se Tom Watson alza la voce

Ha davvero il peso di un macigno la lettera scritta da Tom Watson e indirizzata al CEO del Pga Tour, Jay Monahan. Motivo del contendere? Ovvio: l’accordo firmato in tutta segretezza tra il circuito americano e il PIF, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, lo stesso che finanzia lautamente il LIV Tour.

Nelle righe della missiva, a far tremare i polsi non è solo la durezza dei toni che è stata utilizzata dall’otto volte vincitore di un Major al fine di far ben  comprendere cosa ne pensa circa il patto con i sauditi, ma anche e soprattutto il fatto che Watson ha aperto con le sue parole squarci inediti sulla situazione economica del Pga Tour e sulla regolarità del processo attraverso il quale gli americani e gli arabi hanno raggiunto l’accordo.

In sostanza, Old Tom chiede a Monahan due cose precise: 1) in quale reale situazione finanziaria versi il circuito americano per accettare di buon grado un accordo con i “rivali” del LIV; 2) come sia stato possibile giungere a un agreement valido e certo, dal momento che nel mentre sono stati totalmente e volutamente saltati tutti i processi e i passi necessari e dovuti.

Il risultato delle parole di Watson è pesantissimo: da un lato si può arrivare a ipotizzare che i sauditi abbiano preso il Pga Tour per sfinimento economico; dall’altro, se è vero, come sostiene il campione americano, che il processo di negoziazione non è stato legale, allora è facile pensare che o l’accordo tra le parti possa essere ritenuto non valido, o che il CEO del circuito statunitense possa essere messo a breve sotto indagine.

In entrambi i casi la faccenda si complica ogni giorno di più, senza che mai, nemmeno per errore, ci sia uno spiraglio di luce su quello che è successo e su quello che accadrà in futuro.


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