Ieri sera, dopo una storica settimana di golf sulla penisola di Monterey, l’hawaiana Allisen Corpuz è stata coronata U.S. Women’s Champion.
È stato un torneo particolare perché oltre al grande golf giocato su uno dei campi più famosi al mondo, abbiamo visto due delle più grandi campionesse degli ultimi decenni, Annika Sorenstam e Michelle Wie West, giocare il loro ultimo U.S. Open; al loro fianco invece molte giovani dilettanti hanno dimostrato di essere al livello delle migliori professioniste, e tra queste c’era l’italiana Benedetta Moresco che ha portato in alto il tricolore chiudendo il torneo al 33º posto e vincendo la silver medal come migliore amateur.
Il campo
L’elemento che più mi ha colpito la scorsa settimana è stato vedere le giocatrici affrontare le buche di Pebble Beach in modo completamente diverso da come le giocano gli uomini, e sorprendentemente il modo in cui le giocano le proette è molto più divertente.
La combinazione di green piccoli ed angolati e il terreno duro asciugato dalla brezza oceanica hanno costretto le migliori giocatrici al mondo ad essere estremamente precise con i colpi al green, cercando di aprirsi l’angolo migliore con il tee shot per poi attaccare l’asta considerando un rotolo di almeno cinque metri. La strategia di Pebble Beach è stata esaltata e le giocatrici in cima alla classifica non sono solo quelle che sono state più precise tecnicamente, ma anche quelle che hanno avuto una “intelligenza golfistica” maggiore.
Nella maggior parte dei tornei del PGA Tour siamo stati abituati a vedere solo palle che cadono dal cielo e si fermano immediatamente, annientando qualsiasi tipo di strategia e riducendo la competizione ad un banale tiro al bersaglio e gara di putt.
Questo U.S. Open femminile più che mai ha reso evidente quanto il golf può essere più divertente da guardare quando i migliori giocatori al mondo devono tirare un ferro 6 di secondo ad un par 4 piuttosto che un Sand Wedge a tutte le buche.
L’argomento della riduzione della distanza che fa una pallina è molto delicato, ma non c’è dubbio sul fatto che chi ne trarrebbe più beneficio saremmo noi spettatori.
La 11
Un esempio lampante è il modo in cui le migliori giocatrici al mondo hanno giocato la 11, par 4 di 366 yard per le donne e di 376 per gli uomini. L’angolazione di questo green rende fondamentale trovare la parte sinistra del fairway con il tee shot, per poi avere il green aperto con il secondo colpo.
La settimana scorsa la 11 è stata la quinta buca più difficile del campo, e dei 29 birdie che ci sono stati tutti sono stati fatti dal lato sinistro del fairway. Un drive sbagliato dal lato destro della buca imponeva alle ragazze un difficile secondo colpo per provare a salvare il par, mentre un drive sul lato sinistro del fairway garantiva una chance da birdie.
Durante l’AT&T Pro-Am di gennaio invece, la 11 per gli uomini è stata la terza buca più facile del campo. Andando ad analizzare i dati di ShotLink risulta che non c’è nessuna differenza tra un colpo sbagliato a destra o a sinistra. Questo perche quando i migliori giocatori al mondo tirano un Sand Wedge la palla si ferma esattamente dove è caduta, e questo elimina ogni possibile strategia.
A questo punto le speranze sono due, o i par 4 sul PGA Tour devono iniziare ad essere lunghi 500 metri (cosa improbabile e molto costosa), oppure abbiamo bisogno di palle e bastoni che, almeno per i migliori giocatori al mondo, permettano di testare ogni aspetto del loro gioco e non solo la qualità con un sand in mano.
Nel frattempo godiamoci il golf femminile e lo spettacolo che danno queste ragazze, che non ha nulla da invidiare al golf maschile.