E’ di questi giorni la notizia che sta facendo parlare tutto il mondo del golf:
La USGA e l’R&A vogliono di fatto cambiare il normale corso dell’evoluzione con una “retrocessione tecnologica” che “rallenterà” la velocità della palla.
Vi lascio qui l’articolo per capirne qualcosa in più.
Rimane il fatto che, se questa modifica alle regole fosse approvata, tireremmo tutti la palla qualche metro più corta. Bello no? (mi tocca nel vivo…n.d.a.)
Allora questa settimana voglio stare leggero. Vi porto a pensare positivo.
Quanto, per esempio, potrebbe “durare” la vostra amata sfera bianca?
In un’epoca in cui la maggior parte dei giocatori professionisti cambia la palla da golf almeno ogni 3/6 buche, il 25enne Alex Chiarella “è uscito decisamente dal coro” al Lethbridge Paradise Canyon Open quando ha deciso di giocare con la stessa Titleist Pro V1x tutte le 72 buche del torneo del Mackenzie Tour.
Non solo, ma quel torneo lo ha anche vinto!
Per il golfista dilettante medio, concludere 18 buche senza perdere una palla è motivo di festa. I tee shot poco ripetitivi ed i cattivi rimbalzi casuali della stessa, insegnano che tenerne più di una di riserva nella sacca è sempre consigliabile.
Anche i professionisti portano palle extra, mediamente fra le 7 e le le 12, ma il motivo per cui si sceglie di mettere in gioco un’altra palla, che non sia per la perdita della stessa, differisce leggermente da giocatore a giocatore.
Alcuni credono che ci sia un vantaggio in termini di prestazioni utilizzando alcune palle nuove ogni giro, mentre altri seguono la “teoria” del vincitore dello US Open 2019 Gary Woodland, che per superstizione preferisce cambiare la palla solo quando “disegna un quadrato sullo score”.
Traducendo per i meno appassionati, il quadrato disegnato attorno al numero dei colpi giocati per una specifica buca, è sinonimo di un bogey, (un colpo perso n.d.a.), in una tabella di simboli che vedrebbe il PAR senza alcun simbolo, il BIRDIE che viene evidenziato con un cerchio attorno al risultato della buca, l’EAGLE con due cerchi concentrici ed il DOPPIO BOGEY con due quadrati concentrici.
Quindi con soli quattro bogey durante lo US Open a Pebble Beach, Woodland ha tenuto la stessa palla in gioco un bel pò oltre la media, senza mai considerare il fatto di sostituirla con una nuova.
“Adoro la durata”, ha detto Woodland, che attualmente gioca una Pro V1. “Cambio palla solo quando faccio un bogey, quindi ho cambiato solo quattro palle durante il torneo. E’ stato bello giocare tanti colpi con la stessa palla. Fortunatamente non ho avuto brutte sorprese e sono stato ripetitivo”.
Quindi, come diceva il bravissimo Antonio Lubrano: “la domanda sorge spontanea”:
Per quanto tempo un giocatore può usare la stessa palla prima di notare un calo di prestazioni della stessa?
Un rappresentante della Titleist, la più giocata sul Tour, afferma che molti giocatori abituali inviano regolarmente all’azienda testimonianze sulla durata e sulla prestazione della palla, con immagini che mostrano talvolta palle che hanno giocato oltre 120 buche consecutive.
In poche parole, se la palla si consuma durante il normale svolgimento del gioco, il golfista medio non vedrà un calo delle prestazioni. Cambiano le cose quando, ad esempio, viene colpita una strada per il passaggio dei golf carts o il rimbalzo su un albero genera un graffio ben visibile.
Se Alex Chiarella può usare la stessa palla per 72 buche in un torneo, puoi farlo anche tu. Sempre che tu riesca a tenerla in gioco …