Jay Monahan, un uomo solo al comando, ma per quanto?
Credo che sia una delle persone di cui ho parlato di più nell’ultimo anno.
Il fatto é ampiamente motivato, dato che dal mese di Gennaio del 2017 riveste il ruolo di Commissioner del PGA Tour.
Joseph William “Jay” Monahan IV é il quarto timoniere nella storia del Tour professionistico statunitense, e si é trovato a governare la nave nella tempesta scatenata dall’entrata in scena della LIV Golf.
Sappiamo bene come Monahan, di comune accordo con Yasir Al-Rumayyan e Keuth Pelley, abbia messo fine, formalmente, alla tempesta.
Ma, dopo la conclusione dell’accordo quadro, la vicenda ha preso un piega ben diversa da quella che tutti si aspettavano.
Lo stato dell’arte parla di una LIV Golf che ha datto il via alla sua stagione e che ha preso una forte posizione nei confronti dell’OWGR, di un DP World Tour che procede con una stagione che si dipana con un profilo abbastanza basso, appannato dalle vicende della LIV Golf, appunto, e del PGA Tour che, a sua volta, é ripartito con il lancio del progetto PGA Tour Enterprises.
La nuova entità, prevista dall’accordo di giugno, al momento é sostenuta dallo Strategic Sports Group, realtà composta per aggregazione da diversi investitori che partecipano anche alle franchigie della TGL di Tiger Woods e Rory McIlroy.
La PGA Tour Enterprises, nelle more dell’attesa del completamento del percorso previsto dall’accordo quadro, ha provveduto a nominare il proprio Board, dove, ovviamente, siede Jay Monahan, che insieme a Joe Gorder (independent Director del PGA Tour Policy Board) completano la rappresentanza del PGA Tour all’interno della nuova realtà., dove riveste il ruolo di CEO (Tiger Woods é il Vice President, NDR).
Quindi.
Il Commissioner non lascia il timone, come ha chiaramente fatto capire durante il tradizionale incontro con la stampa che ha preceduto il The Players, in pieno svolgimento al TPC Sawgrass.
In realtà, a detta della gran parte degli addetti ai lavori, la conferenza stampa non é stata soddisfacente (Golf.com in modo estremamente tranchant ha commentato ‘ …ha parlato alla stampa…principalmente proprio di nulla’).
L’unico dato che é emerso in maniera chiara é che Monahan non sta pensando a fare un passo indietro.
Eppure, il Commissioner, sin dai tempi dell’annuncio dell’accordo quadro, ha ricevuto più segnali di sfiducia che attestati di merito.
E la situazione non é migliorata.
Interrogato circa il sostegmo dei giocatori nei suoi confromti, ha risposto:
“E’ una domanda che dovete fare ai giocatori”
E così i giocatori che si sono succeduti davanti ai microfoni hanno dovuto rispondere alla fatidica domanda posta a turno dai giornalisti presenti: Jay Monahan é l’uomo giusto per restare al comando del Tour?
Rory McIlroy é l’unico che appoggia l’attuale Commissioner, sebbene sotto la condizione di vedere “il treno che accelera”.
Matt Fitzpatrick ha confermato di non avere fiducia nella capacità di Monahan di tutelare gli interessi del PGA Tour.
“E’ la persona giusta? Non lo so, Probabilmente sulla carta, no”
“Ma sembra che non abbiamo scelta”.
Xander Schauffele ha fatto eco al giocatore britannico.
“La fiducia é qualcosa di molto fragile, ma le parole contano, e lui, per quanto mi riguarda, deve fare molto strada”.
Viktor Hovland ha voluto sottolineare quanto la leadership di Monahan sia contradditoria.
“Ci sono cose che sono state affermate e che poi non sono statee mantenute, e ce ne sono altre che che sono molto contraddittorie”
“Io voglio a capo di una organizzazione una persona che si prenda le proprie responsabilità e dica ‘Hey, abbiamo fatto qualche errore, ma intendiamo rimediare in questo modo’, invece di nascondere tutto sotto il tappeto, come credo sia stato fatto fino ad ora”
“Non mi importa se qualcuno ha commesso degli errori, tutti possono commettere errori”.
Anche Billy Horschel ha confermato il fatto che che i giocatori sono divisi circa il futuro del Commissioner.
“Sfortunatamente, io non credo che abbia il sostegno di tutti, ma io spero che almeno la maggioranza dei members del PGA Tour lo appoggi”.
Michael McEwan, deputy editor di Bunkered, in un lungo articolo dove analizza la situazione di Monahan, alla fine afferma:
“Contrariamente a quello che si pensa, non c’é nessuna vergogna nel dire ‘basta’ ”
“La vera vergogna sta, a dirla tutta, nel non capire quando é il momento di farlo”.