Uno U.S. Open da ricordare
La 125ma edizione dello U.S. Open va in archivio con un finale da vero Major.
Partiamo, ovviamente, dalla vittoria di J.J. Spaun, un giocatore con una carriera caratterizzata, come molti suoi colleghi, dall’impegno e dal sacrificio.
La sua carriera da professionista é iniziata nel 2013 sul PGA Tour Canada.
Nel 2017 prese la carta sul PGA Tour, che ha perduto per due volte: la prima nel 2020, perdita “sterilizzata” dal PGA Tour stesso a causa della pandemia, e la seconda nella stagione successiva, problema a cui pose rimedio lui stesso riprendendo subito la carta tramite le finali del Korn Ferry Tour.
Nell’Aprile del 2022, dopo 147 partenze sul Tour, arrivò la sua prima vittoria, al Valero Texas Open, rimasta l’unica fino a domenica scorsa, quando J.J. é entrato nella storia.
Le prove le aveva fatte già al The Players, dove aveva chiuso il torneo da runner up.
Il lungo putt con cui ha posto il sigillo sulla vittoria, oltre che nel club dei vincitori di Major, lo porterà quasi sicuramente sul tee di Bethpage per disputare la sua prima Ryder Cup.
Spaun ha prevalso su un gruppo di giocatori di tutto rispetto.
Al secondo posto in solitario troviamo Bob McIntyre, che con un quarto giro in 68 non é tuttavia riuscito a colmare il gap con il leader.
Di lui però voglio sottolineare la grande sportività, il video del suo sincero applauso sul putt del vincitore é un inno al nostro sport.
Il terzo posto di Viktor Hovland é foriero di buone notizie in chiave Ryder, così come il quarto posto di Tyrrell Hatton, che però ha vinto, come spesso accade, il titolo per il miglior commento: “Ogni volta che gioco perdo la testa. Tutti quellio che vengono allo U.S. Open perdono la testa, così, per una settimana, sono tutti al mio livello”.
Restano da annotare due episodi che accomunano lo U.S. Open con il PGA Championship.
Sam Burns ha subito un doppio (!) ruling contrario quando ha chiesto un droppaggio per acqua occasionale sul fairway della buca 15 nell’ultimo giro, fatto che ha scatenato le critiche dei tifosi e degli addetti ai lavori.
Proprio come l’episodio della mud ball di Scottie Scheffler a Quail Hollow.
Il secondo episodio ha avuto lo stesso protagonista in entrambi i Majors.
Al PGA Championship non ha parlato con la stampa per quattro giorni.
Allo U.S. Open Rory McIlroy ha evitato i giornalisti per i primi due giorni, dopodoché si é presentato in sala stampa dopo il suo terzo giro, chiuso in 74, che lo aveva fatto scivolare fuori dai primi 50, ed ha parlato in modo molto sereno.
Il passaggio più importante, a mio giudizio, é stato quello dove McIlroy ha riconosciuto di aver sofferto un certo malessere post-Masters, una volta realizzato il suo career Grand Slam.
“Alludo al fatto che mi sono sentito scarico sul campo dopo averlo raggiunto”.
Spero che Rory McIlroy ritrovi presto la serenità, prima di tutto per lui stesso, e in secondo luogo perché il Team Europe avrà bisogno di lui.