Se alla prossima cena tra amici golfistici, tra una small talk da salotto e un’altra, vi andrà di fare un figurone da intenditore delle cose del green, raccontate pure ai vostri sodali che è bene che tengano d’occhio un giovane, brillante talento spagnolo, tal David Puig.
Classe 2001, il ragazzo è il più giovane pro nelle fila del circuito LIV, dove è approdato, prima da amateur, poi da professionista, a partire dal 2022, interrompendo così una brillante carriera nei ranghi universitari di Arizona State.
Ora, perché ve ne parlo?
Perchè, se è esistito un divario netto tra il Pga Tour e il LIV, è stata certamente l’incapacità (finora) del circuito saudita di “creare” non solo l’epica, ma anche e soprattutto i nuovi campioni. Ecco: Puig rappresenta con ogni probabilità il primo salto di qualità della credibilità dei tornei sauditi.Giocando sia il LIV, sia (soprattutto) sull’Asian Tour che con i sauditi è fortemente collegato, lo spagnolo è infatti salito nel World Ranking dalla posizione 2.819 che occupava a settembre 2022, alla 141sima dove siede oggi.
Ma non solo: negli ultimi quattro mesi ha messo a segno ben due vittorie in Asia, una a Singapore a ottobre e una in Malesia domenica scorsa; inoltre quest’utimo trionfo gli consentirà di prendere parte niente popò di meno che al prossimo Open Championship di Royal Troon, il suo primo Major in carriera.
E ancora: dovesse per caso arrivare un’altra doppia W, come gli americani chiamano una vittoria, il ventiduenne David Puig potrebbe entrare nei top 100 del World Ranking e avere così diritto a un posto nel field del Pga Championship 2024.
Che dire di più? Forse è sufficiente raccontare che nel fine settimana del torneo poi conuistato in Malesia domenica scorsa, il giovane David ha flirtato con la linea del taglio per entrambi i primi due round, per poi sbaragliare il campo con due giri consecutivi in 62 colpi: parliamo di 18 birdie e zero bogey in 36 buche. Roba da far davvero drizzare le antenne agli aficionados delle cose del golf.
