Adrian Otaegui, ovvero il golf come potrebbe essere

(fonte opengolf.es)

Adrian Otaegui, ovvero il golf come potrebbe essere

Adrian Otaegui ha vinto, due weekend fa, l’Estrella Damm N.A. Andalucia Masters.

La sua quarta vittoria sul Tour europeo, da quando é passato pro, nel 2011.

Un grande risultato, soprattutto per un giocatore spagnolo (credo che vincere nel proprio paese sia sempre una bella sensazione).

Consultando il suo profilo sul sito del DP World Tour, nel Career Record viene accreditato di 260 tornei disputati.

Lo spagnolo é anche uno dei giocatori che si é unito da subito alla Lega guidata da Greg Norman.

Ha disputato le tappe di Londra, Portland e Boston, dopodiché, al sopraggiungere di nuovi giocatori, é finito tra le riserve (al momento il roster della LIV conta 69 giocatori).

Tornerà però in campo per la finale della stagione LIV, il Championship che si terrà nel prossimo weekend a Miami, nelle file del Team Torque GC.

Fino a qui potrebbe sembrare la normale cronaca che parla delle prestazioni di un professionista che si alterna su Tours diversi.

Ma sappiamo bene che non é così.

Otaegui gioca sul DP World Tour in virtù del ricorso che, insieme a Ian Poulter e Justin Harding, ha presentato contro la sospensione comminata dal Tour ai guocatori che hanno aderito alla LIV.

Eppure,nelle sue dichiarazioni non vi é alcuna polemica.

“Sono molto, molto orgoglioso”

“Sono così felice di aver ottenuto la mia prima vittoria in Spagna di fronte a questo pubblico, sul campo del mio paese che io preferisco”

“E’ incredibile. Sono estremamente felice per tutto”

“La settimana é andata in modo perfetto. Ho solamente cercato di giocare il mio golf…mi sono concentrato su ogni singola buca con la stessa intensità, e questo era il mio obiettivo di oggi”.

Sono parole estremamente diverse da quelle che siamo (purtroppo) abituati a leggere dopo una vittoria sul PGA Tour.

Perché Adrian Otaegui ci ha fatto vedere e, credo, voglia farci capire, che la convivenza é possibile.

Senza ricorsi o battaglie legali.

Quando torniamo a parlare di golf (e basta)?


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