Due top coaches a ruota libera sullo U.S. Open di Pinehurst
Tra le tante voci cha hanno popolato, e popolano ancora, l’edizione 2024 dello U.S. Open, vinta da Bryson DeChambeau (e sì, io sono in piena controtendenza rispetto a chi dice che l’ha perso Rory McIlroy), non possono die certo mancare quelle dei coaches.
E quelle di cui voglio raccontarvi sono voci autorevoli, che esprimono concetti diversi, sebbene legate da un comune denominatore, e cioé la difficoltà del campo.
La prima é quella di un vero guru, Butch Harmon, che lavora con due past Champions, Brooks Koepka e Dustin Johnson.
Harmon, nel corso di un podcast nei gorni precedenti il torneo, é stato molto diretto.
“Credo che i giri dureranno un’eternità”
“Il field é troppo ampio, ed il percorso é troppo difficile (vi ricordo che Wyndham Clark aveva definito ‘borderline’ i greens già nelle giornate di prova campo, NDR)”
“Credo che assisteremo a giri che dureranno più di cinque ore, e penso che potremmo arivare fino a sei ore questa settimana perché il set-up é veramente difficile”
“Questo é quello che vuole la USGA, vogliono che le condizioni siano le più difficili possibili”.
Il fatto curioso, però, é che di fronte alla problematica avanzata dei tempi di gioco, é difficile reperire statistiche ufficiali in merito: vorrà dire che mi rivolgerò al mio amico Andrea Crippa.
Ma passiamo al secondo coach protagonista: Brad Faxon.
L’ex-giocatore di PGA Tour e PGA Tour Champions focalizza l’attenzione su un altro aspetto legato alla difficoltà del set-up di Pinehurst.
In un post su X, Faxon pone un quesito:
“I 156 giocatori dello U.S. Open hanno iniziato la settimana pari al par e oggi, domenica, ci sono 5 giocatori sotto par (alla fine saranno 8, NDR): la palla va veramente troppo lontano? Hmmm”.
Faxon ritorna a bomba sull’argomento del rollback della palla previsto per il 2028 per i professionisti.
Ma le risposte che riceve sono, ovviamente, diverse da quelle che, probabilmente, il coach si aspetta.
La maggior parte sono affermative, e non solo da parte dai fans: anche Trevor Immelman reputa necessario “sgonfiare” la palla.
Credo che Faxon abbia scelto l’occasione sbagliata per trattare un argomento delicato.
Il set-up monstre scelto dalla USGA pone la componente palla palesemente in secondo piano, cosa che invece non succede nei tornei del PGA Tour, dove la lunghezza della palla ha un peso determinante, come sottolineato da più di un tifoso.
Bisogna tuttavia tenere conto del fatto che Brad Faxon é un ambassador di Titleist, marchio di proprietà di Acushnet, company che ha più volte espresso il proprio dissenso rispetto al progetto rollback.
Comunque, come dico sempre ai miei amici che mi chiedono un parere in merito, il 2028 é lontano…