l’Italia e l’Europa vincono la Ryder Cup

È difficile descrivere a parole le emozioni della scorsa settimana.

Tutti gli occhi dell’universo golfistico erano puntati su Roma, tutte le personalità più importanti del golf, sia quello giocato che quello dietro le quinte, erano al Marco Simone.

Portare l’evento golfistico più importante al mondo in un paese con pochissimi golfisti e ancor meno cultura golfistica è stata una scommessa molto azzardata, ma una scommessa che l’Italia ha vinto.

La Ryder Cup italiana è stata un successo su tutti i fronti, e lascia al golf italiano grandi speranze per il futuro.

Accessibilità al percorso e infrastrutture

La facilità di accesso al campo è stata una delle sorprese più grandi di questa settimana. Roma non ha una buona reputazione quando si tratta di trasporti pubblici, e convogliare centinaia di migliaia di porsone nella periferia romana è un incubo logistico.

Il servizio di trasporto e accesso al campo ha funzionato benissimo, e le infrastrutture all’interno del percorso hanno accolto al meglio il grande numero di spettatori.

Il tee della 1

Il tee della 1 della Ryder Cup è qualcosa di unico nel golf. Gli enormi spalti hanno accolto i giocatori come fossero gladiatori all’interno del Colosseo, e il leggendario tifo europeo ha fatto tutto il resto. Dall’iconico “thunderclap” al classico “ole ole ole”, l’atmosfera era da brividi, e l’emozione di essere parte del Colosseo del golf è valsa la pena della sveglia alle 4 di mattina.

Spazi e visibilità

Il Marco Simone è stato costruito per la Ryder Cup e per i suoi 250.000 spettatori. Per questo durante l’Open d’Italia il campo sembrava vuoto. 

Questa settimana abbiamo visto il campo per come era stato pensato, e il risultato è stato meraviglioso.

Le enormi sponde intorno ai green si sono riempite come anfiteatri, e i bordi dei fairway erano fiumi di spettatori. I grandi stand per l’hospitality si ergevano elegantemente per riempire gli spazi più aperti, e anche quando passavano i team più seguiti si riusciva a trovare uno spiraglio per vedere i giocatori. Ovviamente in un evento del genere seguire i match buca per buca è molto difficile, ma i mega schermi sparsi per il campo permettevano di seguire facilmente l’azione.

Strategia e spettacolo

A livello architettonico il campo si è rivelato perfetto per l’evento. L’alternarsi di buche delicate e buche facili, par 4 drivabili e par 3 difficili, tanto fairway intorno ai green e un rough molto punitivo si sono rivelate una formula perfetta per il matchplay.

I match sono stati avvincenti e divertenti, e hanno messo sotto pressione tutti gli aspetti del gioco dei migliori golfisti al mondo.

I giochi d’ombra all’alba e al tramonto e il contrasto tra i fairway perfetti e l’erba bruciata ai lati ha permesso ai fotografi di realizzare scatti incantevoli.

Golf e turismo

Essendo romano e golfista, vedere tantissimi cappellini logati in giro per la città è stato bellissimo. Parlare di golf con degli sconosciuti tra le vie del centro è un qualcosa che avevo provato soltanto in America o nel Regno Unito, e vedere tanto interesse per una gara di golf a Roma dimostra che il connubio “golf + città d’arte” può funzionare.

Per uno straniero che viene in vacanza nel bel paese i nostri campi non hanno molto da offrire, un americano che viene in vacanza a Roma non si porta la sacca da golf, ma con un pò di organizzazione e migliorando i nostri campi per avvicinarli agli standard del resto del mondo magari nel futuro potremo vedere più cappellini da golf in giro per le nostre città.

La Ryder Cup è stata organizzata in gran parte da esperti britannici, adesso però il testimone passa completamente al golf italiano. Dobbiamo prepararci ad accogliere il grande interesse che si è creato intorno al nostro meraviglioso sport, e fare in modo che iniziare a giocare a golf diventi molto più facile di quanto non lo sia adesso.


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