I bunker sono uno degli elementi distintivi di un campo da golf. Queste “buche di sabbia” sono ostacoli che si trovano naturalmente in ogni “links” e, in origine, si formavano quando le pecore si riparavano dal vento ammassandosi insieme.
Con il passaggio del golf verso l’entroterra, sono stati introdotti i primi bunker artificiali, che sono diventati simboli caratteristici di qualsiasi campo da golf.
La funzione principale dei bunker è definire la strategia di una buca, ma essi svolgono anche un ruolo fondamentale nell’estetica del campo.
Queste caratteristiche si manifestano chiaramente in molte buche, come la famosa Road Hole, la 17 dell’Old Course di St. Andrews. Qui, l’unico e iconico bunker incarna perfettamente tutte le funzioni di questi ostacoli.
Per prima cosa definisce esplicitamente la strategia della buca. La posizione dell’asta relativamente al bunker impone una linea di gioco per il tee shot e influenza ogni colpo.
Allo stesso modo rappresenta una sfida, ovvero quella di evitarlo per non incorrere in un bogey quasi certo.
Infine ne caratterizza l’estetica. Pur non vedendo il fondo sabbioso, lo sguardo del giocatore è sempre catturato dalle sponde scure e verticali che caratterizzano il più famoso dei “pot bunker”.
L’importanza estetica
Si potrebbero scrivere interi volumi su come i bunker influenzino la strategia di una buca, un tema che ogni golfista con un po’ di esperienza conosce bene.
Tuttavia, molti giocatori sottovalutano l’impatto estetico che i bunker hanno sull’aspetto generale di un campo da golf e, di conseguenza, sulla sua bellezza.
Noi architetti spesso chiamiamo i bunker il “make-up”. A livello estetico infatti i bunker stanno al campo da golf come il trucco sta al viso di una donna.
Un campo mediocre può essere mascherato con bellissimi bunker, oppure un ottimo percorso venire sottovalutato a causa di bunker banali.
I bunker si dividono principalmente in quattro grandi categorie, ciascuna con innumerevoli sottocategorie che variano per forma, dimensioni e profondità.
Bunker Clean Edge
Sono i classici bunker formali con linee curve e morbide ed un bordo netto che definisce chiaramente il limite dell’ostacolo. Questi bunker sono diventati di moda negli anni ’70 con l’avvento del PGA Tour in televisione.
Bunker Rough Edge
Sono versioni più naturali dei classici bunker, con un bordo meno definito e regolare soprattutto sul lato con la sponda, con rough alto che incornicia naturalmente l’ostacolo di sabbia. Stanno tornando in voga negli ultimi anni grazie alla loro grande bellezza estetica, data dal contrasto con la pulizia del resto del campo.
Revetted bunker
Sono i classici bunker scozzesi, realizzati con zolle d’erba posizionate a formare un muro di protezione sulla sponda. Bellissimi da vedere, ma molto complicati da realizzare bene e mantenere. Rientrano in questa categoria, anche se non sono veri e propri revetted, i bunker con sponde in legno.
Natural / Waste areas
Le aree sabbiose naturali hanno assolto alla funzione dei bunker per secoli, prima che il boom dell’irrigazione permettesse di far crescere erba ovunque. Queste ampie zone sabbiose, punteggiate di vegetazione spontanea, stanno tornando protagoniste in molti percorsi storici, a partire dal celebre Pinehurst n.2, grazie alla combinazione tra bellezza naturale e valore strategico che apportano.
Quando si progetta un campo da golf l’estetica dei bunker è una delle prime cose che viene definita, proprio per il grande impatto sul risultato finale. I Clean Edge bunker sono spesso scelti dagli architetti per evitare problemi e critiche, risultando in continenti interi cosparsi di bunker tutti uguali, tutti con le solite curve pulite e tondeggianti senza nessun carattere.
Fortunatamente negli ultimi anni il trend è cambiato, e molti percorsi stanno modificando i propri bunker per tornare ad un’estetica più naturale ed accattivante. Sicuramente la resa estetica è un dato soggettivo, ma le foto “prima e dopo” di alcuni progetti di recupero lasciano pochi dubbi su quanto molti campi possano essere migliorati con un po’ di make up.