Chris Biggins – il golf non è tutto, ma è qualcosa di grande

Chris Biggins è nato con una paralisi cerebrale che è una compagna di vita certo non facile, ma trasmette, comunque, una tranquilla fiducia, una bella sensazione di consapevolezza di sé e che sia grato alla vita. Lo abbiamo già visto al G4D Tour @ Betfred British Masters hosted by Danny Willett dove si è classificato al terzo posto dopo i playoff.

Chris, il secondo di tre fratelli, Michael che è più grande e Patrick, è cresciuto a Clarksville, nel Maryland, Stati Uniti d’America. Fu in un campo da golf pubblico che Chris iniziò a giocare: “Papà aveva un amico che era diventato professionista in un campo da golf locale chiamato Enterprise, e così in estate ci lasciava lì, e noi aiutavamo i professionisti. Era quasi come un centro ricreativo estivo che ruotava intorno al golf… tutto è partito da lì”.

Chris ha una forma di paralisi cerebrale che colpisce i muscoli delle gambe e che ha causato una lordosi (curva spinale) nella parte bassa della schiena.  “Alcuni dei miei muscoli sono iperattivi e si contraggono quasi costantemente mentre quelli che cercano di contrastarli sono più deboli, quindi non c’è molto che possano fare”.

Lo stretching e gli allenamenti quotidiani aiutano molto Chris.  Muoversi, andare in palestra, camminare e cercare di essere attivi è essenziale, “Il mio lavoro mi permette di stare all’aperto. Probabilmente è proprio per questo che ho scelto la carriera professionistica nel golf”.

Foto: EDGA

Oggi Chris Biggins è un professionista PGA ed insegna presso il Country Club di Birmingham, “Insegno golf per vivere e gestisco il nostro programma junior … quindi sono là fuori con i bambini e cerco di aiutare la prossima generazione di golfisti”. La formazione che Chris ha ricevuto insieme a questa esperienza di vita ha davvero aiutato il suo coaching. È affascinato dallo swing del golf e prende video di vari giocatori per capire meglio come giocano.

Uno di questi giocatori è il due volte campione europeo individuale per golfisti con disabilità, Juan Postigo, “A volte uno studente potrebbe dire ‘oh ho avuto un intervento chirurgico al ginocchio otto anni fa, ed è difficile fare certe cose’. E così dico, sì, beh, guarda, questo ragazzo con una gamba sola e guarda cosa può fare. Voglio spingerli un po’ e vedere, se è lo studente giusto, fino a che punto possono arrivare”.

Chris è anche appassionato di sci alpino. “Adoro allenarmi e cercare di migliorare. Metà dell’anno pratico sci alpino, l’altra metà dell’anno golf, ed entrambi gli sport si alimentano a vicenda. Perché lo sci mi rende molto più forte, il che alimenta il golf, e immagino che nel complesso ciò che mi piace davvero dello sport, è che più si lavora duramente, nei modi giusti, più si ottiene”.

Il pensiero che il golf possa un giorno diventare uno sport paralimpico lo motiva.

Chris Biggins apprezza i passi che il golf ha fatto negli ultimi anni, “Ora con il ranking mondiale WR4GD abbiamo molto slancio. È davvero emozionante vedere lo sport trasformarsi in qualcosa che volevamo che fosse. È davvero bello che questa classifica esista, ma la cosa più grande per me è che ci sta aiutando a portare il golf più avanti nel nostro grande obiettivo, che è quello di entrare nelle Paralimpiadi”.

 

Chris Biggins considera lo sport come una parte vitale della sua vita.

Il golf è la sua carriera, ma è più di un lavoro, è essenziale “Nello sport non mi sento disabile. Quando cammino per strada, puoi dire che sono disabile. Il golf è per me il mezzo per essere bravo come voglio. Ed è qualcosa in cui posso incanalare tutti i miei sforzi di allenamento e tutto il mio tempo di pratica libera, qualcosa in cui posso continuare a migliorare sempre di più. ”

Con il tempo e l’esperienza, Chris ha acquisito nuove prospettive, non solo sul gioco ma nella vita, “Nel tempo ho imparato che il modo in cui gioco ogni giorno non è così importante. Preferirei giocare un brutto round e venire fuori come una brava persona, piuttosto che giocare alla grande ed essere una specie di cretino per tutto il tempo. Più gioco, più mi rendo conto che il golf non è tutto. Ma è qualcosa di grande”.

“Ciò che sono ora è l’insieme di tutte le tappe della mia vita. A sette anni, quando cadevo cercando di colpire una palla giocando con i miei amici normodotati. A dieci quando cercavo di colpire palline da golf nel mio cortile, il primo giorno in cui mi è stato permesso di alzarmi dalla sedia a rotelle dopo l’intervento chirurgico, immaginandomi di giocare in un major. A sedici, quando fui scartato dalla squadra di baseball perché non ero abbastanza veloce, scegliendo di giocare a golf, lo sport più inclusivo che conosca. A ventidue, quando pensavo che la mia carriera agonistica fosse finita al termine del golf universitario. Oggi, come professionista del golf PGA of America che cerca di far crescere il gioco”.

“Grazie ai miei fratelli, che mi hanno spinto a non mollare mai. Grazie ai miei allenatori, genitori e amici che hanno combattuto per far sì che cogliessi ogni opportunità di avere successo. Tutte le cadute, gli imbarazzi, i fallimenti e le lotte lungo la strada ora ne valgono la pena”.


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