EDGA Algarve Open 2022 – La mia gara

Uscire dal grigiore novembrino della Pianura Padana ed arrivare nel tepore dell’Algarve è una meraviglia. In più se ritrovi amici vecchi e nuovi, lo è ancora di più.

Giusto il tempo di posare i bagagli e cambiarmi, vado subito in campo pratica. Sono passati tre anni dall’ultima volta in cui sono venuta qui, è tutto come ricordavo.

Mi dirigo al putting green: ho gli esercizi che Cami Mortigliengo mi ha assegnato. Poco dopo vengo raggiunta dallo ‘squadrone’ olandese coordinato dall’allenatrice Marcella Neggers. Da questo capisco quanto utili e preziose siano le indicazioni di Cami.

 

Finito l’allenamento al putting green vedo venirmi incontro – sfrecciando con il buggy – Cristiano Berlanda: ‘Dai vieni su con me, facciamo un giro veloce del campo!’ Partiamo, io inizio a sentire la stanchezza del viaggio, gioco solo un paio di buche. E’ comunque bello chiacchierare con Cristiano, compagno di tante avventure golfistiche: è diventato papà, sono molto contenta per lui.

Alle 18 sono attesa al bar per fare l’aperitivo e poi cena con le amiche inglesi: Martine e Heather Gilks, ma soprattutto non vedo l’ora di rivedere Nicky Weeks. Tre anni fa assieme a Nicky, Aimi Bullock, Gail Owen e Kirsty Sandwell abbiamo trascorso delle serate memorabili, di grande divertimento e allegria. Come mi dice poi Nicky ‘Ci siamo incontrate tre anni fa da perfette sconosciute, e dopo tre giorni siamo diventate amiche’. Eh già, magie del golf.

Incontro anche il mio amico svedese Marcus Malo: mi invita in Svezia per l’open del prossimo anno… ah come sarebbe bello!

 

Nel giro di prova ufficiale sono assieme a Giulia Marabotti ed alla portoghese Filomena Fazenda. Ho il mio quadernino dove scrivo gli appunti buca per buca, domani mi serviranno. La giornata è bellissima, senza lo stress della gara cerco di godermi la giornata al massimo, e devo dire che ci riesco bene.

Il primo giorno di gara mi avvicino al tee di partenza tesa: cerco di fare qualche esercizio di respirazione, ma il cuore batte forte. Con me giocano Giulia Marabotti e il ceco Milan Turek con il  paragolfer. Il fairway è stretto tra due file di pini marittimi e lungo, non è una buca facile. Leggo i miei appunti, e via che si parte. Dopo qualche buca la tensione se ne va, inizio a puttare meglio, il lungo va bene. Giulia è accompagnata dal papà Gianni come caddie: è brava e molto regolare. Anche Milan è molto bravo, è riuscito a fare dei recuperi da applauso. Gli alberi rappresentano la difficoltà principale, alcune buche hanno anche il fairway in pendenza destra-sinistra per cui c’è il rischio che la palla dal fairway scivoli sotto gli alberi. I green invece sono quasi tutti in salita. Io sbaglio due buche, due par 5: pallina in acqua tutte e due le volte. Oltre ad alcune buche iniziali dove la mano mi tremava ed ho imbucato con 3 putt. Finisco il primo giro con qualche rimpianto.

Il secondo giorno sono più calma. Gioco assieme al giovane belga Senne Nuyens e all’irlandese Tom Doherty. Purtroppo Doherty è costretto al ritiro dopo 8 buche: nel colpire la palla che era finita sotto gli alberi (su una grossa radice) si fa male al polso. Cerca di continuare, ma poi – saggiamente – decide di smettere. Il mio gioco lungo è un po’ meno bello del giorno prima, la stanchezza si fa sentire, ma cerco di non mollare e poi il putt va decisamente meglio. Riesco a migliorarmi rispetto al round 1, finisco con la sensazione di non aver potuto fare di più. Il che è una gran cosa.

Facendo una piccola analisi dei risultati, nella categoria stableford tutti noi italiani abbiamo molto ben figurato: quattro su quattro nella top ten. Fabrizio Gardiol, grazie ad una incredibile rimonta nel round 2 si è classificato al 2° posto, Giulia Marabotti al 5°, io al 6° e Jacopo Luce al 7° su 22 partecipanti.

Nello strokeplay netto complimenti ad Angelo Colussi classificatosi al 6° posto, Davide Fascì al 19° posto, su 25 partecipanti. Purtroppo Cristiano Berlanda si è dovuto ritirare.

Come ho scritto nello scorso numero di EDGA Insider ‘on the road’, questa gara per me segna un inizio, un nuovo approccio alle gare, più metodico, con un rinnovato entusiasmo e determinazione.

E come inizio non mi dispiace.


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