Elogio della follia di Jon Rahm

I saggi raccontano che se non ti viene detto che i sogni che coltivi sono folli tanto sono ardui da raggiungere, allora significa che non stai sognando abbastanza in grande.

Ora: a giudicare dai piani golfistici che Jon Rahm custodisce e che recentemente ha svelato ai microfoni, è evidente che lo spagnolo di Barrika non soffre di mancanza di coraggio e determinazione: pochi giorni fa, infatti, il numero 1 del mondo si è lasciato andare a una dichiarazione che nessuno, al netto di Sua Maestà Tiger Woods, si era mai azzardato a pronunciare nella storia moderna del golf.

“Abbatterò il record di Nicklaus –ha spiegato Rahm – vincerò diciannove Major e non smetterò di giocare fin quando non ci sarò riuscito”.

Boom!

Jon Rahm

Non so se lo avete notato, ma, circa questo tema, anche sul Pga Tour, nell’Olimpo del golf mondiale, esiste una precisa consapevolezza che accomuna la maggior parte dei giocatori: là fuori, tra un montepremi milionario e l’altro, si pensa che se neppure Tiger è riuscito a battere l’Orso d’Oro, allora non può davvero riuscirci nessuno. Ed è proprio quest’atteggiamento stranamente remissivo (visto il contesto di alto profilo sportivo), l’unico tratto in comune tra la maggior parte di quei campioni del green e noi comuni mortali: è vero infatti che nel mondo di tutti i giorni generalmente la gente decide di non avere abbastanza talento per diventare eccezionale. E, a dirla tutta, è abbastanza facile comprenderne i motivi: se s’inquadrano target semplici da raggiungere, diventa difficile fallire. E fallire, si sa, è doloroso per tutti. Anche per il campione.

In questo quadro di umana imperfezione, esiste però una sottile linea rossa che separa il personaggio eccezionale dalla massa ed è il modo in cui il primo reagisce alla sconfitta che nella vita e soprattutto nello sport resta inevitabile. Il super campione, infatti, resta resiliente nei confronti delle avversità: trova sempre qualcosa a cui aggrapparsi con ottimismo per continuare nella sua personalissima rincorsa alla gloria sempiterna.

Jon Rahm ci ha già dimostrato di possedere questa dote straordinaria: l’ha fatto nel 2021, quando, dopo essersi visto strappare un probabile trionfo al Memorial per la positività al Covid, non si è abbattuto e qualche settimana più tardi si è portato a casa il suo primo major, lo U.S. Open. Ed è proprio questa resilienza nei confronti delle avversità che dimostra a noi comuni mortali che lo spagnolo ha dentro di sé tutte le qualità che in ogni disciplina sportiva sono necessarie al super campione per distinguersi dal resto del mondo: ottimismo, fiducia, persistenza, e forza di volontà sono qualità che fanno sì che certi esseri umani straordinari desiderino spingersi oltre i limiti per scoprire fin dove possono arrivare.

Diciannove titoli Major sembra dunque essere il “folle” traguardo prefissatosi da Rahm: a noi non resta che stare a guardare, con la consapevolezza però che il fallimento esiste solo quando si smette di provare.


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