Green piccoli e buche da birdie: I par 3 del Marco Simone

Manca ormai poco alla settimana della Ryder. I capitani hanno definito i componenti delle due squadre che si affronteranno, e stanno studiando le strategie migliori per attaccare i green del Marco Simone.

I giocatori saranno più conservativi durante i foursome (colpi alternati) e molto aggressivi nei fourball (score migliore tra i due, buca per buca). Come sempre il matchplay ci ricorderà perchè questa formula di gioco è la più avvincente e spettacolare.

Il campo sarà il grande protagonista nelle prossime settimane. Mentre il team della Superintendent Lara Arias lavora duramente per presentare il percorso in condizioni perfette, appassionati e analisti di tutto il mondo si interrogheranno su quale sia la strategia migliore per vincere.

La prima caratteristica che si nota del Marco Simone è che è un campo pieno di dislivelli. I giocatori si sfideranno su 36 buche i primi due giorni e 18 la domenica. Molto difficilmente vedremo qualcuno giocare tutti e cinque i match, e il rendimento energetico sarà al centro delle scelte dei capitani.

La seconda caratteristica che in queste settimane sta facendo notizia negli Stati Uniti sono i rough. Basta mancare i fairway del Marco Simone di pochi metri per ritrovarsi il rough alto fino alle ginocchia e avere un lie ingiocabile. Tutti i fairway si stringono ad imbuto a 300 metri dal tee, diminuendo il vantaggio dei giocatori più lunghi e rendendo la precisione dal tee l’arma più importante.

Nelle prossime settimane analizzerò i par 3, par 4 e par 5 del Marco Simone.

I par 3

Il percorso del Marco Simone ha quattro par 3, due sulle prime nove e due sulle seconde.

Tutti molto diversi nella lunghezza, sono caratterizzati da target molto piccoli e poca strategia. Tranne per la difficile 7, i migliori giocatori al mondo saranno sempre costretti ad attaccare l’asta.

Buca 4, par 3, 165 metri

La prima “buca corta” che si incontra è la 4. Si trova nel punto più lontano dalla clubhouse e gioca leggermente in discesa. Il green è incastrato sul fianco di una grande sponda che scende dal fairway della 3, ed è protetto da due bunker sulla destra.

È una buca relativamente corta per i giocatori, la gobba pronunciata che divide il green in due livelli rende la scelta del bastone dal tee fondamentale.

La buca 4 (foto di of Federico Capretti)

Buca 7, par 3, 198 metri

La 7 è il par 3 più difficili del campo, e uno dei più difficili del DP World Tour. 

Il green lungo 45 metri è diviso in tre livelli ed è pieno di pendenze. È protetto da un pericoloso ruscello sulla sinistra e due bunker corti. La strategia conservativa è quella di giocare sulle destra, ma l’approccio da quella zona è difficilissimo, con tutto il green in discesa.

Nella maggior parte dei casi, basterà un par per vincere questa buca.

La buca 7 (foto di of Federico Capretti)

Buca 13, par 3, 130 metri

La 13 è la buca più corta del campo. Sapientemente progettata dall’architetto Dave Sampson per garantire spettacolo nel punto cruciale del match, è una buca da birdie, con il green diviso in due livelli e poche insidie.

La buca 13 (foto di of Federico Capretti)

Buca 17, par 3, 186 metri

Questa buca l’emblema dello “stadium course”. Qui probabilmente si vincerà la coppa, e le ampie sponde sulla destra e il villaggio ospitalità sulla sinistra permetteranno di avere decine di migliaia di spettatori intorno al green.

La buca ha un green piccolo e delicato, largo meno di 15 metri e diviso in tre livelli. Serve un ottimo colpo con un ferro medio-lungo per prendere il green, e un up&down da destra o da sinistra è molto difficile.

La buca 17 (foto di of Federico Capretti)

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