Mentre assisteva allo U.S. Open del 1935 a Oakmont, Edward Stimpson fu incuriosito dal fatto che i green erano così veloci che a molti giocatori capitava di uscire dal green con il primo putt. La sua curiosità era quella di sapere quanto fossero veloci quei green rispetto a quelli sui quali giocava solitamente, e come si potesse misurare in generale la velocità di un green.
L’anno successivo brevettò la sua nuova invenzione, lo Stimpmeter. Questo semplice strumento consiste in una stecca con una sezione a V e un piccolo foro sul quale si appoggia una pallina. Fissando al suolo la stecca e sollevando l’estremità vicino al foro, si riesce a far rotolare la pallina in modo consistente e con una velocità sempre uguale. In questo modo si può misurare quanto lontano arriva la pallina, e con questa distanza si definisce la velocità del green.
Quando la USGA adottò lo Stimpmeter su larga scala nei primi anni ‘70, la velocità media dei green negli Stati Uniti era di 6 piedi. Oggi la media è intorno ai 12 piedi.
Negli ultimi decenni le tecniche agronomiche e i macchinari impiegati sui campi da golf hanno fatto passi da gigante, permettendo ai circoli di avere green con velocità altissime e sui quali la palla rotola perfettamente. Alcuni superintendent riescono a portare i green anche a 15 piedi di Stimpmeter, e un green sotto i 9 piedi è spesso considerato lento.
Puttare su green veloci è senza dubbio una bella sensazione, e nel tempo vari club hanno partecipato ad una silenziosa gara a chi avesse i green più veloci.
Il primo problema che sorge quando si hanno green così veloci, è quello che i tagli molti bassi sono molto più stressanti per il tappeto erboso, aumentando il rischio di malattie e richiedendo budget più alti per la manutenzione.
Il problema più grande però, è che la velocità di un green ha un grande impatto sul modo in cui funzionano le pendenze. Più un green è veloce più la pendenza influisce sulla palla; per non rendere il gioco impossibile, quando la velocità del green supera i 12 piedi la buca deve essere posizionata su una pendenza massima dell’ 1%, che significa praticamente in piano. Nella maggior parte dei green questo diminuisce di molto le pin position possibili, spesso escludendo quelle più avvincenti.
Più i green diventano veloci e più devono essere piatti. Per questo motivo negli ultimi cinquant’anni molti green sono stati modificati rendendoli più banali, e molte nuove costruzioni hanno green completamente piatti, con al massimo qualche gobba che divide i vari settori.
Un’altra nota conseguenza di green troppo veloci è la lentezza nel gioco. Più è alto lo Stimpmeter, più tempo ci vuole per giocare 18 buche. Questo perchè un putt da 1 metro è ancora molto impegnativo quando i green scorrono a 12 piedi, e il numero di tre o quattro putt aumenta esponenzialmente.
La soluzione utopica a questo problema sarebbe quella di abbandonare completamente lo Stimpmeter: non potendo paragonare i propri green con quelli del campo “rivale” la corsa alla velocità finirebbe naturalmente.
Una soluzione più realistica sarebbe quella di prendere coscienza del problema e di porre un limite alla velocità dei green, concentrando gli sforzi dei superintendent esclusivamente sulla qualità del rotolo della palla e sulla salute del tappeto erboso.
Ogni percorso richiede una velocità diversa dei suoi green in base al design, al clima e al tipo di giocatori che ospita. In generale però, se i green non superassero la velocità di 10 piedi (che è la velocità dei green durante l’Open Championship), si potrebbero ripristinare green con pendenze molto più stimolanti, rendendo il gioco più veloce e più divertente.