I bastoni da golf più brutti di sempre

Due settimane fa vi ho proposto una lista di quelli che secondo me rientrano fra i bastoni da golf esteticamente più appaganti di tutti i tempi (la trovate qui); oggi invece andremo ad esplorare l’estremo opposto dello spettro, alla scoperta di alcuni bastoni che, nel tentativo di proporre soluzioni tecniche che potessero rendere più facile il gioco, hanno con buona ragione conquistato il titolo dei bastoni più brutti che abbiano mai visto il campo da golf.

Callaway FT-i

La storia dei driver a testa quadrata nasce verso la fine degli anni ’90 quando Accuform presentò lo Whistler; il design non convenzionale doveva aiutare a ridurre il momento torcente dello shaft e ad abbassare il centro di gravità, risultando in un volo di palla più dritto e consistente, a scapito tuttavia della manovrabilità e della lunghezza del colpo. Il progetto di Accuform non sfondò mai sul mercato per via di un budget di marketing molto risicato, ma una decina di anni dopo Nike riprese l’idea con la sua serie SQ Sumo, dai caratteristici inserti gialli. Per quanto Callaway sia arrivata un anno dopo Nike con il suo Square Driver è riuscita, anche per una totale mancanza di attenzione nelle rifiniture estetiche, a realizzare un bastone ancora più brutto.

PING Doc 17

Al giorno d’oggi i putter con la testa dal design inconsueto non sono più una rarità, e Odissey nel corso degli anni ha proposto una serie di soluzioni che dal punto di vista estetico suscitavano più di qualche perplessità. I putter oversize nascevano con l’intento di aumentare il momento di inerzia per cercare di mantenere il più possibile la faccia dritta all’impatto, e con questo intento PING lanciò sul mercato, nel 2004, il Doc 17 che con una faccia da 17 cm e la forma della testa che ricorda un tombino di drenaggio è un bastone veramente orribile. Probabilmente ci sono dei putter più brutti, ma il fatto che il Doc 17 sia stato prodotto da chi ha realizzato un design iconico come quello dell’Anser, gli conferisce di diritto il titolo per il putter più brutto di sempre.

Alien Sand Wedge

Pat Simmons era un progettista noto per i suoi design non convenzionali e negli anni ’90 ci mise la faccia in prima persona per pubblicizzare nelle televendite che passavano in TV a tarda notte la sua soluzione definitiva per uscire dal bunker. La suola dell’Alien sproporzionatamente grande era pensata per scivolare dolcemente attraverso la sabbia, garantendo una percentuale di successo dagli ostacoli come nessun altro wedge poteva fare. Fu uno dei primi bastoni ad essere venduto in televisione direttamente al pubblico e, incredibilmente, ebbe un successo straordinario, al punto che Simmons qualche anno più tardi ne realizzò una seconda versione. Per quanto esteticamente impresentabile, bisogna rendere atto a Simmons che il design a suola larga ha lasciato un segno anche negli anni successivi, soprattutto per le serie di bastoni dedicate ai neofiti.

Cleveland VAS 792

Con questa serie di ferri, usciti nel 1995, sicuramente saliamo sul gradino più alto del podio. L’attacco dello shaft a collo d’oca e la faccia del bastone a forma di goccia erano stati pensati per ridurre le torsioni al momento dell’impatto e garantire un volo di palla più dritto, ma tutto questo decisamente a scapito dell’estetica. In quello stesso 1995 Corey Pavin, uno dei giocatori più corti del PGA Tour, si presentò a Shinnecock Hills con una serie di VAS 792 e andò a vincere l’edizione dello U.S. Open di quell’anno finendo i quattro giri pari al par e con una statistica di green in regulation impressionante. Alle provocazioni di un giornalista sul suo stile di gioco, Pavin rispose “Per vincere non serve tirarli belli, bisogna tirarne pochi”, ma non sapremo mai se si riferisse ai suoi colpi o ai suoi ferri.

Menzione d’onore: il Reverse Putter

Forse non è il putter più brutto che ci sia, ma mentre tutti gli altri bastoni avevano la finalità di migliorare in qualche modo la performance del giocatore, il Reverse non ha alcun senso: sembra che sia stato arrotolato contro il tronco di un albero in un gesto di stizza; è completamente sbilanciato e l’attacco sulla punta della testa fa sì che lo shaft interferisca con la linea di visuale della palla quando ci si addressa, rendendo impossibile allinearsi dritti. Ho voluto inserirlo nella mia lista perché sono fiero possessore di un esemplare, prezioso regalo dei miei compagni di gioco, con i quali ovviamente ci siamo sfidati in putting green. L’unico vero merito di questo bastone è farti sentire bravo se non fai 3 putt.

Dai primi anni ’90, con l’introduzione del disegno CAD, le case produttrici hanno proposto al mercato una serie di innovazioni tecnologiche per rendere il golf un gioco più facile, spesso con ottimi risultati in termini di performance, non sempre accompagnati dal gusto estetico: è vero che tirare la palla lunga e dritta piace a tutti ma, per concludere come ho iniziato due settimane fa, anche l’occhio vuole la sua parte.


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