I principi dell’architettura di campi da golf di Alister MacKenzie

Alister MacKenzie è stato uno dei più grandi architetti di campi da golf della storia, e i suoi design influenzano ancora oggi molti dei campi che giochiamo. Fu il primo architetto a lavorare in tutto il mondo, avendo progettato campi in quattro continenti tra il 1905 ed il 1934. Il suo lavoro più famoso è senza dubbio l’Augusta National Golf Club, ma l’architetto inglese ha costruito campi che possono essere considerati anche migliori di quest’ultimo, come Cypress Point e Royal Melbourne.

I campi di MacKenzie sono spesso riconoscibili dallo stile dei suoi bunkers, dalle linee complesse e con alte sponde di sabbia, ma il suo lascito più grande per il futuro sviluppo del golf furono i suoi libri e i suoi articoli.

Nel suo libro:” The Spirit of St. Andrews”, lettura che consiglio a chiunque sia appassionato di golf, MacKenzie descrive la sua filosofia ed il suo modo di lavorare, delineando concetti che restano di grande attualità anche dopo più di un secolo.

I più importanti sono elencati nei suoi 13 principi sull’architettura di campi da golf:

1.  Il campo, quando possibile, deve essere diviso in due percorsi indipendenti da nove buche

2.  Ci deve essere una grande varietà di par 4, ed almeno quattro par 3.

3.  Il cammino tra il green e il tee della buca successiva deve essere il più breve possibile, e dietro il tee deve essere lasciato dello spazio per poter allungare la buca in futuro se diventasse necessario.

4.  Green e fairway devono essere sufficientemente ondulati, ma il campo deve poter essere agilmente percorso a piedi da chiunque.

5.  Ogni buca deve essere avvincente e presentare un diverso problema al giocatore.

6.  Deve essere presente qualche colpo al green cieco.

7.  Il campo deve essere in armonia con il contesto naturale, e tutti gli elementi costruiti artificialmente devono sembrare così naturali che il giocatore non deve essere in grado di distinguerli dalle ondulazioni naturali del terreno.

8.  Devono essere presenti dei carry forzati, ovvero degli ostacoli che devono per forza essere superati di volo dai giocatori più abili. Quando è presente un carry forzato, la buca deve essere strutturata in modo che un giocatore alle prime armi abbia sempre una strada secondaria che gli permetta di arrivare in green senza dover superare di volo nessun ostacolo.

9.  L’obiettivo dell’architetto è fare in modo che ci sia un’infinita varietà nella tipologia di colpi al green.

10.  Deve essere evitata ad ogni costo la noia e l’irritazione dovuta al dover cercare palline difficili da trovare.

11.  Il campo deve essere così interessante da stimolare anche un giocatore professionista nel migliorare il suo gioco e nel provare colpi nuovi.

12.  Il campo deve essere progettato in modo da procurare un’esperienza divertente ed avvincente anche per il giocatore alle prime armi. Il fatto che il suo score sia molto alto non deve dipendere da un’infinità di colpi di penalità per essere andato più volte in ostacolo, ma dal fatto che per evitare gli ostacoli il suo percorso per arrivare alla buca sia più lungo.

13.  Il campo deve essere in buone condizioni sia in estate che d’inverno. La superficie dei green deve essere perfetta, ed è fondamentale che green e collar abbiano la stessa consistenza e durezza.

Come scrive lo stesso autore, data la grande varietà di situazioni che si possono presentare ad un architetto, questi principi non vanno presi come rigidi diktat da rispettare obbligatoriamente, ma come linee guida che è bene rispettare nei casi in cui sia possibile.

La prossima volta che giocherete il vostro campo preferito, provate a verificare quanti di questi principi rispetta!


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