Il mondo troppo veloce di Charlie Woods

Il mondo ha ucciso la lentezza e non sa neppure dove l’ha sepolta: lo sostiene un poeta illuminato come Christian Bobin, ma pure il golf giocato sui Tour mondiali ce lo dimostra ogni settimana, con giovani, giovanissimi e rookie che non solo vanno all’assalto dei tornei, ma li vincono pure.

Gli ultimi in ordine di tempo? Al netto di Ludvig Aberg, ormai quasi un “veterano” della scena golfistica, segniamoci alcuni nomi nuovi, come quelli di Nick Dunlap, Jake Knapp e David Puig, che tra il Pga Tour, il LIV e l’Asian Tour stanno rapidamente scalando il ranking mondiale.

Tra i giovanissimi che cercano di accelerare i tempi c’è evidentemente anche Charlie Woods, il quale, come già saprete, ha disputato per la prima volta una prequalifica per un torneo del Pga Tour, il Cognizant Classic di questa settimana, finendo col marcare sotto l’occhio giudicante del mondo un pesante 86.

Che il ragazzo abbia un talento cristallino è fuori di dubbio, ma è altrettanto vero che Tiger forse dovrebbe considerare meglio a che tipo di pressione mediatica sta sottoponendo il figlio.

E pare pure strano, a dirla tutta, che sia proprio lui, lui che più di ogni altro sportivo sulla terra ha pagato cara l’esposizione sui media, a permettere che Charlie viva sulla propria pelle la stessa attenzione morbosa del pubblico. E forse, e dico forse, Tiger dovrebbe consentire al suo ragazzo di crescere in un mondo più tranquillo e meno ossessionato dalla speranza di aver trovato una nuova Tigre: a volte si ha quasi la sensazione che Charlie viva nell’affanno del non potersi mai scordare di essere il “figlio di”, quando invece sarebbe più salutare per lui poter scoprire il valore della disconnessione dalla pressione sociale, senza essere costretto ogni volta che scende in campo a condividere un inutile e pericoloso paragone.

In definitiva, invece di rincorrere in tutta fretta l’inarrivabile figura paterna, sarebbe meraviglioso se Tiger consentisse a Charlie di scendere dal treno della velocità, di rallentare e di seguire il suo cuore bambino, che è in verità l’unica cosa che  nessuno di noi, tanto meno un ragazzino, dovrebbe mai scordarsi di possedere.


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