Ho conosciuto José Bagnarelli tanti anni fa, in Francia, durante la mia prima competizione in assoluto per golfisti disabili. Io non conoscevo nessuno, lui era già uno dei giocatori più introdotti. Sentendo che ero italiana, si avvicinò a me presentandosi, e introducendomi ai suoi amici.
José è colui che mi ha aiutato a rompere il ghiaccio, e gliene sarò sempre grata.
La comunicazione è il suo mestiere. Iniziò a 16 anni come DJ in una ‘radio libera’ di Milano, ora è titolare di una pluripremiata società di produzioni audio specializzata nella registrazione di spot radiofonici e televisivi.
Josè Bagnarelli è nato a Milano da papà italiano e mamma francese, cresciuto tra Milano e Nizza, ha la doppia nazionalità, italiana e francese, ed è un perfetto connubio tra queste due culture.
Da qualche anno fa parte della Squadra Italiana Paralimpica di Golf, ed è una notizia di questi giorni la sua convocazione da parte della Capitana Tineke Loogman per il Team Europe della Cairns Cup 2024, la ryder dei golfisti con disabilità, che si giocherà dal 27 luglio al 3 agosto 2024 al Cherry Creek Golf Club di Detroit, Michigan.
José puoi raccontare cosa è successo al tuo braccio destro?
“E’ stato un incidente in moto, uno di quelli che – purtroppo – succedono ancora troppo spesso sulle strade. Il guidatore dell’auto ha deciso di fare un’inversione a U proprio mentre lo stavo sorpassando. L’impatto è stato inevitabile, non ho avuto nemmeno il tempo di toccare i freni. Risultato: ho perso alcune falangi della mano destra, ma soprattutto il plesso brachiale, il nervo principale del mio braccio destro, è stato reciso nello schianto con conseguente paralisi totale dell’arto. Naturalmente ero destrorso, ho dovuto imparare tutto da capo. Dopo tre microchirurgie alcuni dei nervi recisi furono ripristinati, ora riesco a fare qualche semplice movimento”.
Come battere il ‘tre e mezzo’? (Ridiamo)
“Esatto! Quando sei abituato a battere il cinque con gli amici, se poi perdi due o tre dita perché dovresti smettere? Scherzi a parte, l’autoironia mi ha aiutato molto ad affrontare il nuovo corso della mia vita. E’ una sorta di autodifesa, è come dire agli altri di non sentirsi in imbarazzo (o peggio) dato che sono io il primo a prendermi in giro”.
Come sei arrivato al golf? Giocavi anche prima dell’incidente?
“Prima dell’incidente giocavo a basket e nuotavo in piscina. Ho provato a giocare a basket con gli amici di vecchia data, ma il mio gioco era troppo prevedibile… dribblavo sempre e solo a sinistra. In piscina poi, non è facile nuotare con il braccio destro che va per i fatti suoi. Poi una volta, ero in vacanza con mia moglie, pernottammo in un hotel in Costa Azzurra con il campo da golf. Ero curioso, così andai a vedere la clubhouse con la scusa di bere una birra. C’era un signore anziano, inglese, che mi guardava sorridendo. Lo salutai, confessando di non sapere nulla di golf. Lui mi stregò con queste parole: ‘Il golf è l’unico sport dove un dilettante può battere un campione semplicemente giocando al meglio’. Due giorni dopo stavo prendendo la mia prima lezione di golf”.
Cosa significa per te il golf?
“Rispondo con una citazione di Arnold Palmer, che si adatta a tutti i golfisti, compresi i disabili. ‘Non esiste un re del golf. Non c’è mai stato, né mai ci sarà. Il golf è il gioco più democratico sulla Terra. Ci punisce ed esalta tutti con splendide pari opportunità’. Inoltre ogni colpo sbagliato (e ne faccio tanti!) mi insegna qualcosa per il prossimo. Come disse una volta Mandela ‘Io non perdo, o vinco, o imparo’.”
The Cairns Cup 2024: ti aspettavi la convocazione?
“No, quando ho ricevuto la comunicazione non ci potevo credere. A dire la verità mi sento ancora tra le nuvole. Certo, so che nel ranking mondiale WR4GD ho un buon piazzamento (al 26° posto nella classifica strokeplay netto agg. 02/08/2023 n.d.r.), ma non mi aspettavo di essere convocato. Per me è un grandissimo onore, ringrazio Tineke di avermi chiamato, sarà un’esperienza indimenticabile. La vita ci sorprende sempre, soprattutto se si riesce a mantenere un atteggiamento curioso e desideroso di esplorare cose nuove, indipendentemente dalla disabilità. Non vedo l’ora di far parte di un evento così straordinario assieme ai miei compagni di squadra ed avversari. Spero di giocare il mio miglior golf.”
Go Team Europe!