Settimana scorsa ti avevo parlato della mia imminente partecipazione alle qualifiche per il Saudi International.
Quindi oggi eccomi qui a raccontarti della mia esperienza.
Via il dente, via il dolore:
Non mi sono qualificato.
E’ per forza un feedback negativo?
Assolutamente no.
Adesso ti spiego il perchè:
Innanzitutto sono contentissimo di essere tornato in modalità da gara.
Dopo tre mesi senza competizione, rimettere la palla sul tee con la tensione è stata dura.
Ho avuto tanta difficoltà a trovare la tranquillità nella routine prima di ogni colpo e come conseguenza ho faticato ad avere fiducia.
Quando entro in questo stato emotivo guardo sempre tutto ciò che potrebbe andare storto piuttosto che i lati positivi e come conseguenza, sbaglio.
Questa instabilità emotiva mi ha attaccato soprattutto sui green dove ho sorprendentemente arrancato molto rispetto alle ultime settimane.
Il putt freddo implica una maggiore pressione sul gioco lungo che a sua volta genera un gioco più nervoso, meno paziente e più aggressivo.
Su un campo come quello dell’Abu Dhabi National, quello dove hanno sempre giocato il torneo del DP World Tour, essere sempre aggressivi punisce.
E’ un percorso molto lungo, 7600 yards ed ha green piuttosto piccoli e sempre ben difesi da bunker oppure da un rough molto spesso,
Mancare il green significa avere sempre degli approcci di recupero difficili.
Il primo round ho fatto 74 (+2) mentre il secondo round 72 (par).
Risultato che purtroppo non mi è valsa la qualifica.
E’ stato un torneo per me importantissimo e mi ha dato un’idea più chiara sullo stato del mio gioco, che nonostante degli score altini è in ottime condizioni.
Quello che mi manca è soltanto un pizzico di fiducia in più nei miei mezzi e rendermi conto che è tutto già lì pronto per poter raggiungere risultati ambiziosi.
Ti lascio con la foto su uno degli sfondi più belli del golf:
Il secondo colpo alla 18 dell’Abu Dhabi National.
Non vedo l’ora di iniziare la stagione in Egitto!!!
