Questa settimana si disputerà l’ottantesimo Open d’Italia, che sarà la prova generale per l’organizzazione della Ryder Cup di Settembre.
Nel 2015, quando fu assegnata la Ryder Cup all’Italia, il percorso del Marco Simone era molto differente da quello che vedremo questa settimana in tv. Per permettere la riuscita dell’evento è stato necessario riprogettare e ricostruire il campo da zero.
Nel 2018 sono iniziati i lavori, e il vecchio Marco Simone è stato completamente smantellato. Al suo posto gli architetti dello studio European Golf Design e in particolare il capo architetto per questo progetto, Dave Sampson, hanno realizzato un percorso completamente nuovo. Sono state mosse grandi quantità di terra per creare nuove buche e aprire nuovi corridoi di gioco, e sono stati eliminati molti alberi per permettere la visione di più buche nello stesso momento. Delle 18 buche originali l’unica rimasta nella stessa posizione è la buca 6, ma anche qui il green è stato riposizionato e rimodellato.
Gli spazi del nuovo percorso sono stati studiati per garantire la migliore esperienza possibile agli spettatori, e le buche sono state progettate per garantire spettacolo nelle ultime fasi dei match play. Per riuscire in questo intento gli architetti hanno alternato buche difficili a buche rischio-ricompensa, ovvero buche dove si può scegliere se correre un rischio ed essere molto aggressivi dal tee per provare a fare un eagle, oppure essere più conservativi ed avere un facile par.
“ Ho appositamente progettato il percorso affinché la maggior parte delle buche rischio-ricompensa fossero sulle seconde nove, come per esempio la 11, la 12 e la 16, ma anche nelle prime nove abbiamo la possibilità di rendere la buca 5 un par 4 drivabile. Tutti i par 5 sono raggiungibili in due colpi, perchè dare ai giocatori questa possibilità rende tutto più eccitante, e ciò è molto importante per una Ryder Cup ”
– Dave Sampson
Il risultato di questo lavoro è un campo spettacolare, probabilmente il miglior campo moderno d’Italia. Le diciotto buche non sono eccessivamente lunghe rispetto alla media del Tour, e le insidie principali si trovano intorno ai green. Questi ultimi sono i protagonisti di questo percorso: sono tutti molto diversi, relativamente grandi e molto ondulati, e le ondulazioni continuano naturalmente nell’area circostante, rendendo molto difficile approcciare. Le aree intorno ai green sono tagliate ad altezza fairway, e in questo modo ogni tiro leggermente fuori target viene accentuato e punito severamente.
Rispetto all’ultima edizione dell’Open il campo ha subito alcune modifiche dettate dal capitano Luke Donald: per favorire i giocatori europei sono state alzate le sponde di alcuni bunker rendendoli più punitivi, e qualche fairway è stato ristretto. In questo modo per i giocatori americani, tendenzialmente più lunghi e meno precisi, il campo dovrebbe essere più difficile.
Sicuramente questa settimana il capitano ed il suo vice, Edoardo Molinari, faranno molta attenzione a come saranno giocate le varie buche, e prepareranno le mosse finali per sfruttare al meglio il vantaggio di giocare in casa.