Otto giocatori sono al comando racchiusi in uno spazio di soli tre colpi prima dell’ultimo giro del RSM Classic, il torneo conclusivo della stagione 2024 del PGA TOUR, che porta con sé molteplici significati e nuove storie di vita: dalla corsa per la top 125 alla competizione per gli Aon Next 10, con infinite combinazioni e possibilità.
Ci si potrebbe concentrare solo su questi aspetti.
Ma ciò che realmente conta è l’elemento umano, quello che dà senso a tutto. Ed è qui che entrano in scena Maverick McNealy e Joseph Bramlett, ex compagni nella squadra di golf di Stanford, ma uniti da molto più di una semplice esperienza universitaria.
Anche su questo si potrebbe puntare l’attenzione.
McNealy con un giro in 66 colpi sabato, ha raggiunto in testa alla classifica Vince Whaley con il -14.
Attualmente 52º nel FedExCup Fall, McNealy è già certo di mantenere la sua carta per il prossimo anno e quasi sicuramente entrerà negli Aon Next 10, il che gli garantirà la partecipazione ai signature events come l’AT&T Pebble Beach Pro-Am e il Genesis Invitational.
Bramlett, dal canto suo, ha brillato con un giro in 64, salendo fino al 12º posto. Tuttavia, il suo 147º posto nel FedExCup Fall, con una proiezione che lo ha visto salire solo fino al 140º, lo lascia fuori dalla top 125 necessaria per assicurarsi la carta per la prossima stagione.
Per lui, la sfida decisiva sarà quella di domenica.
Nonostante le differenze nei risultati, McNealy e Bramlett – che scherzosamente viene chiamato “nonno” da Maverick per i sette anni di differenza – sono legati come se fossero un’unica squadra.
McNealy dice di Bramlett: “Sacrificherei 100 trofei pur di vederlo nel PGA TOUR il prossimo anno.” (sarà vero???)
Bramlett, a sua volta, descrive McNealy come una persona straordinaria, affermando: “Non posso che parlarne bene.”
Nel PGA TOUR, raramente si parla di relazioni personali, che di solito coinvolgono giocatori e caddie. Tuttavia, in questo caso, è l’amicizia tra due giocatori a rappresentare il fulcro della storia.
Da ragazzino, McNealy, che giocava a hockey e iniziava ad appassionarsi al golf, ammirava i membri della squadra di Stanford. Fu Bramlett a notarlo per primo e a sfidarlo in una gara di approcci, un momento che McNealy ricorda ancora con emozione. La loro relazione si rafforzò ulteriormente grazie a Scott McNealy, padre di Maverick e uno degli “sponsor” della squadra, che instaurò un legame con i giocatori, incluso Bramlett.
Nel tempo, i due sono diventati compagni nel circuito professionistico, supportandosi a vicenda sia nel Korn Ferry Tour che nel PGA TOUR. McNealy, uno dei migliori puttatori del TOUR, ha aiutato Bramlett a migliorare nel putting, un punto debole che ha spesso frenato la sua carriera. Questa settimana, i progressi di Bramlett sono evidenti, e il merito va anche ai consigli di McNealy.
Domenica sarà un giorno cruciale: McNealy punterà alla sua prima vittoria dopo 142 tornei, mentre Bramlett cercherà di risalire nella top 125 della FedExCup. Qualunque sia l’esito, entrambi sanno che potranno contare l’uno sull’altro, un’amicizia che li unisce oltre il campo da golf.