Quando le donne lo fanno meglio

I cliché dovrebbero essere vietati per legge. Soprattutto nello sport. E soprattutto nel 2022, in un momento storico in cui il conformismo ideologico si fa sentire prepotente, col risultato di avere via, via un confronto sempre più debole e, al contrario, un pensiero unico sempre più prepotente.

Ora, usare i cliché, guarda caso, significa proprio questo: impoverire sempre di più lo sviluppo del ragionamento. E proprio di questo, dell’utilizzo ormai quasi scostumato dei cliché nello sport –e in questo caso nel golf- vi voglio parlare oggi.

Eh sì, perché all’alba del secondo titolo major conquistato in carriera dalla giovanissima 24enne canadese Brooke Henderson, una vittoria fantastica ottenuta nell’Evian Championship la scorsa settimana, i guardoni (maschi) delle cose del green hanno cominciato a domandarsi quale diamine potesse essere il golfista canadese più forte della storia: chi, tra il leggendario Moe Norman, o il mancino Mike Weir, si sono chiesti, potrebbe ambire a cotanto titolo? E vorrai mica che invece possa essere una donna, per giunta una ragazza, la più forte canadese di tutti i tempi sui green?

Voglio dire: solo porsi la domanda trovo che sia assai poco rispettoso nei confronti di Brooke.

I numeri della Henderson parlano chiaro: la ragazza vanta 17 vittorie conquistate da che è passata professionista (nel 2014); di questi successi, ben 12 sono stati ottenuti sull’LPGA Tour, facendo già così della giovinetta il pro canadese più vincente della storia sul circuito americano. Come se non bastasse, tra i 12 successi guadagnati negli States, ci sono pure due titoli major. Il tutto a soli 24 anni. Oplà.

Adesso, per amor di cronaca, adiamo a spulciare i numeri di Mike Weir: 14 trofei totali da pro, di cui 7 registrati sul Pga Tour, oltre, naturalmente al famoso titolo Masters del 2003.

Una carriera straordinaria, la sua, per carità, ma praticamente giunta al capolinea.

E Moe Norman? Wow, certamente è stato il più grande colpitore di palla della storia del golf, ben oltre le capacità di Ben Hogan, e certamente ha vinto più di chiunque altro sul Tour canadese (addirittura 55 volte), ma mai sul Pga Tour e mai ha centrato (purtroppo, e sottolineo purtroppo) un titolo major. Probabilmente Moe avrebbe dominato anche sul circuito americano, se solo avesse trovato dentro di sé la forza necessaria per restare fuori dal Canada e dalla sua confort zone. E però non è successo.

Per cui, numeri alla mano, perché porsi certe domande? Le cifre di cui sopra non forniscono già una risposta chiara e lampante?

Perché invece rifugiarsi nel solito cliché secondo il quale solo gli atleti maschi possono fregiarsi del titolo di miglior sportivo in assoluto di un paese? Forse perché si è fatto sempre così? Ecco, ma non vi pare che rispondendo così si abbia solo la certezza che non cambi mai nulla? E perché, invece, non provare a calarsi di più nella contemporaneità, quella che ogni giorno prova a insegnarci la bellezza della diversità e del saper cogliere con pensiero critico le diverse sfaccettature del mondo?

Perché, in definitiva, non prendere spunto dal golf stesso, che a ogni swing ci insegna che ogni colpo è un nuovo inizio completamente diverso da quello che lo ha preceduto? Ecco, io credo che Brooke Henderson possa rappresentare un grande inizio di qualcosa di diverso: la consapevolezza che qualche volta le donne possono essere migliori degli uomini.

Spiace per i maschi alfa là fuori, ma a volte accade.

 


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