A ridosso di ogni Ryder Cup, ho l’abitudine di “ripassare” la storia della sfida attingendo da fonti diverse.
Quest’anno, la bella e familiare voce di Alessandra Caramico (che purtroppo ci ha lasciati prestissimo dopo aver combattuto come una leonessa contro un male orribile), mi ha riportato agli esordi.
Commentammo assieme proprio quella del 2010 in versione 3D (sistema utilizzato per la prima volta in Italia proprio per la Ryder Cup) e ci divertimmo tantissimo.
Disputata al Celtic Manor in Galles, sotto una pioggia incessante con ritardi e imprevisti che costrinsero la conclusione del torneo di lunedì.
Nonostante le difficoltà, lo spettacolo non è mai mancato e il finale è stato degno di un film: l’Europa vinse 14,5 a 13,5 grazie al punto conquistato da Graeme McDowell su Hunter Mahan nell’ultimo singolo, riportando a casa il trofeo perso due anni prima a Valhalla.
Un inizio da dimenticare per il Team USA
Già dalla cerimonia di apertura non mancarono le gaffes: il capitano americano Corey Pavin dimenticò di presentare Stewart Cink al momento di annunciare la squadra. Ma l’episodio più clamoroso arrivò in campo, quando i giocatori statunitensi si accorsero che le loro tute antipioggia non erano in grado di proteggerli dall’acquazzone gallese.
La situazione divenne talmente imbarazzante da costringere lo staff a correre allo shop ufficiale e spendere oltre 4.000 sterline in nuove giacche e pantaloni impermeabili. Una pezza d’emergenza che lasciò i giocatori senza un’uniforme chiaramente distinguibile come americana, sebbene con loghi della Ryder Cup.
Amplificò la figuraccia il fatto che Lisa Pavin, moglie del capitano, aveva partecipato al design delle divise originali, prodotte dall’azienda Sun Mountain.
Queste, prive di tessuto Gore-Tex, si rivelarono completamente inadatte a fronteggiare le condizioni estreme.
Le spiegazioni e le polemiche
Mentre il capitano Pavin cercava di minimizzare – «la protezione dalla pioggia era insufficiente, quindi abbiamo comprato altre tute» – l’azienda produttrice si difese, sostenendo che il problema fosse da imputare alla combinazione di pioggia e vento. Secondo Rick Reimers, presidente di Sun Mountain, l’acqua non penetrava nel tessuto ma restava in superficie, dando la sensazione di essere bagnati…
Non tutti furono convinti: l’ex giocatore di Ryder, Paul Lawrie, definì la vicenda «un’incredibile mancanza di attenzione». Anche Tiger Woods si diceva infastidito dal divieto di indossare abbigliamento personale senza marchi di sponsor.
L’andamento della gara
Malgrado il caos iniziale, gli Stati Uniti partirono bene, chiudendo in vantaggio la prima sessione di fourball (2,5-1,5). Sabato sera conducevano 6-4, alimentando le speranze di riscattare le difficoltà logistiche e ambientali.
L’Europa, però, reagì con forza. Trascinata dal capitano Colin Montgomerie, vinse gli ultimi due foursome e tre dei fourball, conquistando un vantaggio decisivo in vista dei singoli. Gli Stati Uniti riuscirono comunque a rimontare parzialmente, rendendo il finale molto più incerto di quanto gli europei avrebbero voluto.
Il colpo di grazia
Alla fine fu Graeme McDowell, con la sua vittoria 3&1 su Hunter Mahan (memorabile la sua flappa alla 17 ed il pianto in conferenza stampa) , a firmare il punto decisivo che consegnò il successo al vecchio continente.
Go Europe!!