Special guest! Guido Migliozzi. E’ fine anno, e il lavoro sta arrivando alla conclusione. Il 29 dicembre sono al Golf della Montecchia. Entro nella splendida academy e vedo in lontananza due occhi azzurri sorridenti. Con mia grande sorpresa c’è Guido, si proprio lui. Hai capito bene. Si sta allenando prima di partire per Dubai, con il suo coach, doctor-nick1 (e l’1 non è casuale).
Gli chiedo di dedicarmi qualche minuto per una chiacchierata sull’aspetto mentale del suo gioco e sui suoi obiettivi per il 2023. Neanche a dirlo, con il suo sorriso, mi concede molto più tempo di quanto sperassi.
Le risposte sono sempre immediate, di pancia. Non deve pensarci, tutto viene dal profondo, dal cuore, quello stesso cuore che mette nel suo allenamento, nel suo modo di giocare istintivo e creativo. Come quando alla 18 dell’Open di Francia ha giocato un colpo che nessuno avrebbe mai osato nemmeno visualizzare. Ma lui è Migliaus, istinto puro e voglia di divertirsi.
Il suo obiettivo per l’anno 2023 è fare al massimo 2 bogey a giro. Sa bene cosa gli serve per raggiungere questo risultato: avere un maggiore controllo dello swing nel gioco lungo, essere più preciso dal tee. Non sa esattamente quanti fairway prende, ha le statistiche, ma lui non è un uomo di numeri.
Mentre parla mi accorgo che, come sempre dico ai ragazzi che alleno, lui ha davvero quella grinta che serve per arrivare. Non è legata a dei numeri, ma alla voglia di fare meglio, alla fame, al non sapersi mai accontentare, pur essendo molto felice di ciò che è oggi.
E’ soddisfatto del suo gioco corto e del putt. “La palla rotola bene, ho un buon pace” mi dice, dimostrando grande consapevolezza di se, del suo livello di gioco, senza per questo mai risultare presuntuoso. Anzi, “Ho fatto un passo indietro, per farne uno avanti” dice parlando del cambio di attrezzatura tecnica. E in questo leggo l’umiltà di capire che tutti possono commettere un errore, e che la cosa importante è accorgersene e correggersi.
La chiacchierata è leggera, e ci stiamo avviando al bar per un caffe, mentre mi racconta di quel magico quarto giro in Francia. Anche ora le parole sono semplici, senza quel dettaglio quasi maniacale nel descrivere ogni singolo colpo tipico di chi è troppo attento all’errore, e lasciano spazio alle emozioni, ai pensieri di quel momento davvero indimenticabile.
Tutti gli atleti con cui lavoro mi chiedono cosa pensare sul tee della 1, nel momento in cui la tensione sale e il rischio di sbagliare il colpo è dietro l’angolo. Chiedo a Guido cosa pensa un campione quando hanno appena pronunciato il suo nome e sta per tirare il primo colpo. Come sempre la risposta arriva diretta, immediata.
Dargli forte
Solo chi affronta la paura la vince, solo chi si spinge oltre i propri limiti può arrivare a grandi risultati.
Primo appuntamento del 2023 la Hero Cup, un torneo dove il suo obiettivo è divertirsi, perché Guido è così, scherza e si diverte sempre, anche quando si allena con grande concentrazione e dedizione.
Mentre si racconta, leggo nelle sue parole l’entusiasmo, e gli chiedo che tipo di giocatore è quando si gioca a squadre: più leader o follower? Scherzando mi dice che non ha molti follower, e che parte un po’ un sordina, ma che tendenzialmente il suo è un ruolo da leader.
E per quello che trasmette standogli accanto, non ho dubbi sul fatto che la sua sia una leadership carismatica, che attrae spontaneamente il team per il semplice fatto di saper affascinare.
Guido ha certamente le caratteristiche di questi tipi di persone, che si distinguono per sicurezza in sé stessi, intraprendenza e passione per quello che fanno.
Non resta che aspettare il 13 gennaio per rivederlo in campo.