Alcune volte, in telecronaca, mi chiedo se sia il caso di pronunciare certe parole.
Evito il linguaggio scurrile, anche se a volte nel vedere le routine infinite di certi giocatori darei volentieri sfogo alla mia romanità.
Non mi riferisco alle “parolacce”, ma a quelle parole che possono rievocare nella mente di un giocatore tutte quelle frustrazioni sportive mortali e debilitanti quali gli yips ed il socket.
Di quest’ultimo, detto anche “l’innominabile” ne ho trattato a sufficienza nell’ articolo della scorsa settimana.
Ma nello yips, quasi intraducibile, ma spesso chiamato “scattino” o “scossa” si percepisce immediatamente la disperazione del giocatore la cui mente e il corpo sembrano essere completamente in contrasto tra loro quando devono far rotolare una palla verso una buca.
Molte carriere sono state rovinate da questo fenomeno apparentemente strano.
Se non ci sei mai passato, alcune delle descrizioni degli “scattini” (yips) possono sembrare molto strane.
Avendo insegnato a diversi giocatori afflitti da questo problema, nel peggiore dei casi, posso affermare che la sensazione è che qualcuno di loro sia appena stato colpito da una “scossa” (appunto) elettrica mentre cerca di muovere il putter verso la palla.
Non è piacevole da vedere, ma gran parte del problema è aggravato dai falsi miti e da informazioni decisamente negative.
Il vecchio detto: ”se lo hai preso, ormai sei spacciato!” stava a significare che una volta subita l’ira degli dei del golf e la scossa era “entrata” in te, non c’era nulla che potessi fare al riguardo.
Lo stesso Karl Morris, autore di The Mind Factor, crede che questo sia fondamentalmente sbagliato e che ci si possa divertire ancora nonostante si sia sofferto di questo problema sui green.
Ecco alcune delle aree da prendere in considerazione per la soluzione del problema secondo il mental guru inglese.
Cambiare azione
Non è un caso che molti giocatori come Bernhard Langer abbiano saputo superare gli yips con un cambiamento radicale nel modo in cui tengono il putter.
Impugnature come “claw”, a “mani invertite” o “pencil” hanno senso perché il giocatore sta fondamentalmente reclutando un nuovo set di neuroni per svolgere il compito. E’ a tutti gli effetti un nuovo movimento che richiede al cervello di apprendere una nuova abilità invece di continuare a cercare di eseguire qualcosa di “difettoso” con la vecchia impugnatura.
Separare le mani
Separare fisicamente le mani sull’impugnatura cambia l’elaborazione che compie il cervello di quel colpo. Da una attività uni-manuale si passa ad una bi-manuale. Questo metodo può essere compreso dal cervello come un modo completamente diverso di avviare un progetto; come se stesse imparando una nuova abilità invece di riparare qualcosa che si percepisce come guasto.
Non guardare la palla
Può sembrare del tutto contro-intuitivo, ma sembrerebbe che un’enfasi eccessiva sul “guardare la palla” possa effettivamente far aumentare lo yip.
Fissare qualcosa con attenzione può causare un enorme aumento della tensione muscolare, quasi come se il sistema percepisse un pericolo attivando la risposta “lotta o fuga”, nessuna delle quali è particolarmente utile su un green.
Ricordate Sergio Garcia quando vinse il Master?
Ce ne parlava molto chiaramente Roberta Gallingani nel suo articolo sull’ Inner Game.
Finire bene lo swing
Non è il consiglio della nonna. Sembrerebbe che se abbiamo l’intenzione di finire correttamente il gesto, il sistema cervello-corpo organizzerà il movimento attorno a quell’intento. Tutto il movimento attraverso l’impatto andrà a posto nella giusta sequenza se ci concentriamo a finire correttamente.
Visualizzare il colpo fino a dove questo termini, è un altra modalità che toglie la concentrazione e l’anticipazione dell’impatto e consente al colpo di passare attraverso la palla piuttosto che contro la palla. Fate uno swing di pratica e sentite veramente la posizione del finish, quindi prendete posizione sulla palla pensando solo a ripetere il movimento.
Sopprimere il pensiero
Qui, sempre Morris, mutuando una tecnica tipica dell’Inner Game di Tim Gallwey, chiede di fare un conto alla rovescia che manterrà occupato il cervello pensante e forse consentirà un movimento migliore.
Quando sei assorbito in questo “compito”, il programma motorio è libero di far oscillare il putter.
Ora hai alcune idee già collaudate che si sono dimostrate efficaci e sono supportate da una buona parte della ricerca scientifica.
Così finalmente non avrò più paura di pronunciare parole proibite, ma soprattutto voi non avrete più paura di ascoltarle.