Schenk di nome…e di fatto

“Nomen omen” direbbero i latini, in questo caso però si tratta di Adam Schenk, professionista sul PgaTour  dal cognome che per assonanza e scrittura assomiglia molto allo shank sul percorso. 

Cos’è uno shank? Ve lo dico subito: il risultato di una palla colpita sul tacco del bastone con le conseguenze che potete immaginare. 

Forse il colpo più distruttivo su un campo da golf. In tutti i sensi.

Spesso viene chiamato anche socket (diciamolo sotto voce), quasi come se fosse un virus in dormienza pronto a rimanifestarsi nei momenti meno adatti. E a permanere. 

Dopo 25 anni di insegnamento e qualche “shank” risolto,  non riesco a tacere sul perché succede e su come risolverlo.

Poi vi racconterò la storia del professionista.

Purtroppo per Voi le cause sono molteplici, e non solo dovute ad un difetto nello swing.

Ma le più comuni sono l’avvicinamento alla palla (con il corpo, con le mani o entrambi) e/o arrivare troppo in ritardo e dall’interno con la testa del bastone all’impatto.

Capire cosa stia causando i tuoi shank (o socket), facendoti un video del tuo swing in slow motion è un buon punto di partenza. 

Molto più utile, risolutivo e talvolta rivoluzionario, investire qualche euro in una bella lezione con un maestro. 

Due ultimi consigli: cerca di non “pensare” che farai uno shank prima di tirare un colpo, o ancora peggio, dirti di “non fare shank”!

La tua mente non risponde bene ai comandi negativi. Inoltre se ne dovessi fare uno in campo pratica non continuare a tirare palle a mitragliatrice per combatterlo.

Rischieresti di finire il secchio senza aver risolto il problema. 

Meglio fare una pausa,  magari cambiando il tipo di colpo (tirando un legno si riduce moltissimo la probabilità), insomma, distrarsi.

Proprio quello che sembra aver fatto il nostro amico Adam SCHENK che in questo Tweet di @pgatour ci racconta cosa ha combinato. 

Di seguito la traduzione.

Abbiamo caricato la macchina con i bagagli verso le cinque del mattino e siamo tornati dentro casa per salutare il nostro cane Bunker.

Siamo passati vicino alla sacca pronta in garage, ma arrivati all’aeroporto abbiamo aperto il bagagliaio e ci siamo resi contoc he non l’avevamo presa.

Ci siamo guardati con mia moglie e abbiamo deciso che sarebbe stato meglio tornare indietro e cercare qualche altro volo, il che si è rivelato un vero e proprio incubo.

In effetti non è facile raggiungere le Bermuda perché non ci sono molti voli a disposizione.

Alla fine sono riuscito a trovarne uno da Boston diretto e l’ho prenotato.

Sono stato fortunato.

Non mi era mai successo prima.

Nessuno lo ha mai fatto prima,ti fa stare male.

Magari capita a tutti, non  credo…, ma è successo a me!

Giustamente la moglie pone l’accento sul fatto che Adam, nonostante tutto, abbia fatto un’ottimo giro nel primo round del Bermuda Championship.

Vedremo domenica sera se converrà dimenticarsi la sacca la prossima volta che andiamo a giocare…


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