Giovani golfisti crescono: istruzioni per l’uso. La scorsa settimana si sono giocati i Campionati Nazionali Match Play, maschili e femminili, durante i quali si sono sfidati a colpi di golf giovani e giovanissimi, per tre giornate di gara.
Molti ragazzi erano accompagnati da un genitore o da un maestro che per l’occasione assumeva la veste di caddy.
Senza andare nel particolare, ci sono alcune regole base che è assolutamente indispensabile seguire se si vuole essere di supporto al proprio figlio o al proprio allievo durante una gara di golf.
Ovviamente, a seconda del livello di competenza del caddy, da un lato per l’allievo può essere più facile affidarsi, dall’altro più complicato stabilire un confine.
Rimandando ad un mio articolo sul ruolo della mamma dei atleti, oggi voglio mettere l’attenzione sul ruolo del maestro che si fa caddy per il proprio allievo.
Dando per scontato che a tutti sia noto il fatto che in gara la tecnica non deve mai, per nessun motivo, essere un argomento di cui parlare, ci sono altre piccole regole che sarebbe bene seguire.
La prima è che, anche parlando di strategia, risulta molto più utile per il giocatore rispondere a delle domande, piuttosto che avere delle risposte.
Ogni volta che ti prendi la responsabilità del tuo giocatore, passi un messaggio di inadeguatezza, togliendogli fiducia in se stesso.
Ti faccio un esempio: sul tee di partenza di una buca, piuttosto che spiegare la propria strategia, puoi chiedere al giocatore come intende affrontare la buca, quale risultato si aspetta di ottenere, quali sono i rischi che si assume giocando in quel modo, o i vantaggi che ritiene possano derivarne.
Questo atteggiamento stimola il giocatore a valutare altre strategie, anche a posteriori, dandogli l’opportunità di crescere e di sviluppare senso critico, tipico di una mentalità di crescita (ti rimando all’articolo in cui parlo di mentalità fissa e di crescita).
Un altro spetto importante è legato alla scelta del bastone.
Nel momento in cui il giocatore fa una scelta, e non ritiene di chiedere alcuna conferma al proprio maestro, metterla in dubbio anche solo domandando “Sei sicuro?”, crea una grande insicurezza, con il rischio che il colpo venga giocato senza alcuna fiducia.
Anche in questo caso, la cosa migliore è fare qualche domanda che porti alla consapevolezza il giovane golfista, come ad esempio “Quanti metri fai con quel bastone?”, oppure “Cosa vuoi che faccia la palla quando arriva in green?”.
Sicuramente queste e altre domande porteranno il giocatore a ragionare, e a restare coinvolto nell’attività che sta facendo, sviluppando nel contempo un grande senso di responsabilità.
L’idea quindi, nel momento in cui si decide di fare da caddy ad un giovane golfista, il quale, al di là del livello di gioco, manca ancora di esperienza, è quella di evitare di sostituirsi a lui, assumendosi la responsabilità delle scelte, ma cercare invece di aiutarlo a fare esperienza, ad imparare qualcosa di nuovo, al di là del risultato della singola gara.
Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno; forse lo faranno tutti – Albert Einstein