“Il diritto di NON essere un Campione”: agonismo e golf giovanile

“Il diritto di NON essere un Campione”: agonismo e golf giovanile.

L’idea sul tema dell’articolo di questa settimana,  mi è venuta nei giorni scorsi, mentre leggevo la Carta dei Diritti del Bambino nello Sport (UNESCO, 1992).

La conosci?

Sono stati in particolare due diritti a generare in me la voglia di parlare di agonismo e golf giovanile, nello specifico il:

 

Diritto di divertirsi e di giocare

Diritto di non essere un campione

 

Se sei un giovane atleta, un genitore o un maestro le prossime righe potranno esserti di aiuto. 

 

Cos’è l’ Agonismo?

Quando si parla del rapporto tra sport e agonismo in età evolutiva nascono sempre tante discussioni. 

C’è chi afferma che lo sport deve privarsi della competizione per poter dare spazio alla creatività dei bambini. 

Chi invece preferisce non fare sconti perché “è giusto imparare dalla competizione” o propone una competizione “soft” per paura delle conseguenze.

Insomma, è un tema difficile da affrontare, anche per il fatto che coinvolge varie figure del mondo sportivo: genitori, maestri e società. 

Ed è forse qui che esiste un errore!

Non teniamo mai in considerazione i bambini

Ma procediamo per gradi.

Sapresti dirmi cosa significa: “ Agonismo” ?

Il termine  deriva dal greco Agōnè. 

Nell’antica Grecia gli Agoni erano manifestazioni pubbliche in corrispondenza di celebrazioni religiose che venivano organizzate con gare e giochi per la conquista di premi. 

Nei duelli, il concetto di agonismo veniva pervaso non solo di competizione e successo, ma anche di un sottile equilibrio tra bellezza esteriore e nobiltà d’animo. 

Con il passare del tempo l’agonismo ha perso il valore etico e umano, lasciando il posto alla ricerca del risultato, della vittoria a tutti i costi, spesso ricorrendo a comportamenti scorretti o antisportivi.

Questo accade anche nel mondo golfistico.

Vedo e sento spesso genitori che percepiscono male il talento dei loro figli, tendendo a sovrastimarlo, con conseguenze dannose.

La realtà è che non tutti i bambini e ragazzi hanno le capacità (o il desiderio) di giocare sullo PGA Tour o di vincere Augusta, ma questo molti genitori non sembrano accettarlo.

Capita anche di osservare giovanissimi prodigi cadere come meteore, a causa delle aspettative mediatiche altissime. 

Nonostante ciò, un agonismo sano è possibile.

 

 

Agonismo “giusto” e agonismo “sbagliato”

La competizione è necessaria e parte integrante dello sport, ma deve essere caratterizzata da piacere e divertimento.

Prima dei dieci, undici anni, il bambino si misura con se stesso e con i suoi miglioramenti, vedendo la competizione come l’occasione per incanalare l’aggressività e dare sfogo alla naturale rivalità e al bisogno di autoaffermazione.

Accanto a ciò l’agonismo “giusto” allena la responsabilità, l’impegno, la concentrazione e la costanza nei confronti degli obiettivi.

Insegna la lealtà e consente di vincere o perdere senza sentirsi umiliati.

La moda del momento, di cui i primi followers sono gli adulti, punta ad una competizione volta alla vittoria ad ogni costo, la ricerca sfrenata di punti del ranking, dell’OdM ecc.

Questo crea un agonismo “esasperato” che genera nei bambini e nei ragazzi ansia di sbagliare e di fallire, sviluppa insicurezze, paura di deludere e di non essere mai abbastanza.

L’agonismo “sbagliato” chiede di imitare il campione, ma un gesto complesso come l’essere un Pro deve essere preceduto da una crescita tecnica e personale di cui ogni bambino e ragazzo ha diritto!

 

Ora guardati intorno, osservati… tu da che parte stai?

#golfpsychology

www.golfpsychology.it


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