“Specializzazione sportiva precoce”: un rischio o un’opportunità per tuo figlio?
Sei un genitore che vuole il meglio per il proprio figlio?
Allora probabilmente hai pensato che la specializzazione sportiva precoce sia la scelta migliore per garantirgli un futuro di successo.
Ma ti sei mai chiesto se questa sia davvero la strada giusta da seguire?
Scopriamolo insieme in questo articolo!
Specializzazione sportiva precoce: una definizione
Una delle principali problematiche che si verifica spesso nello sport giovanile, riguarda proprio la specializzazione precoce.
Ma cosa si intende con questo termine?
Con l’espressione specializzazione sportiva precoce (Early Sport Specialization) si fa riferimento ad un allenamento intensivo volto ad ottenere la massima prestazione il più rapidamente possibile in un determinato sport, da parte di bambini prepuberi (<12 anni di età) per più di 8 mesi all’anno.
Facendo tale scelta, vengono esclusi tutti gli altri sport e le attività ricreative, senza rispettare le esigenze dei giovani.
Questo particolare fenomeno si è fatto strada nel mondo delle prestazioni atletiche, da quando un famoso studio di Ericsson (1993) ha avvalorato la convinzione che l’acquisizione precoce di una pratica sportiva porterà a un maggiore successo.
Questo però contrasta con l’identikit che conosciamo dell’atleta d’élite.
Infatti, essere un’atleta d’élite, richiede un insieme diversificato di competenze e di sviluppo (Ferguson & Stern, 2014; Gould, 2010; Martindale et al., 2005).
Inoltre, come osservato da Bailey et al. (2010) è improbabile che il talento fisico da solo porti ad una prestazione di successo, in quanto vi sono una serie di fattori supplementari che sono coinvolti (sociali, fisici, tecnici e psicologici).
E allora come mai è ancora oggi viva questa credenza?
La pressione e le aspettative provenienti dai genitori e dagli stessi giovani atleti, che vogliono diventare grandi campioni, crea un forte desiderio di concentrarsi su uno sport fin dalla tenera età (Gould, 2010).
Si ha paura di di rimanere indietro rispetto alla concorrenza o di perdere la possibilità di sviluppare il talento dei propri figli.
Tuttavia, moltissimi studi ci suggeriscono che la specializzazione precoce potrebbe non essere la scelta migliore per il futuro di tuo figlio.
Un bambino non è un adulto in miniatura, né un contenitore vuoto da riempire a nostro piacimento, ma un universo misterioso pieno di forza.
(Andreoli, 2017)
Quali sono i rischi da non sottovalutare?
Voglio presentarti alcuni potenziali rischi o effetti che possono colpire i giovani che vivono l’iperspecializzazione in tenera età:
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- Effetti psicologici. Tra questi troviamo la perdita di motivazione, divertimento ed entusiasmo verso lo sport. Un’alta probabilità di abbandono sportivo (drop-out), esaurimento emotivo dato dalla pressione verso il risultato ed infine lo sviluppo di uno scarso concetto di sé.
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- Effetti fisici: limitazione dello sviluppo motorio e delle competenze, disfunzioni posturali e aumento della possibilità di infortuni.
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- Effetti sociali: compromissione nella costruzione di relazioni significative e scarse abilità sociali.
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- Mancanza di flessibilità. La specializzazione precoce può limitare la capacità di adattamento a nuove situazioni e sfide.
Alla luce di quanto ti ho raccontato, ritengo sia utile sostenere una crescita armonica, completa, a lungo termine e motivata dei giovani.
Da un punto di vista sportivo, meglio quindi puntare fino agli 11 anni sulla diversificazione delle attività e la multilateralità, potenziare il gioco-sport tralasciando l’agonismo esasperato.
Dai 12-13 anni, i giovani dovrebbero poter scegliere se specializzarsi nel loro sport preferito, perché solo da questa età sono in grado di comprendere gli effetti dell’impegno, dell’allenamento e le loro capacità prestazionali.
Che ne dici diamo ai bambini il diritto di crescere in modo sano grazie allo sport?
