I ferri al green, l’arma per domare l’Augusta National

Signore e signori, benvenuti alla settimana del Masters di Augusta con tutte emozioni che questo appuntamento comporta. Primo torneo Major del 2024, è LA data segnata dal classico circoletto rosso sull’agenda di ogni campione che si rispetti, soprattutto su quella di Rory McIlroy, il nordirlandese a cui manca da sempre la giacca verde per completare il suo personalissimo Grande Slam della carriera. E dunque partiamo proprio da lui e dalle sue statistiche, al fine di cercare di individuare quali sono le caratteristiche che maggiormente incidono per riuscire a portarsi a casa blazer e titolo.

Ora, si sa: l’Augusta National è un campo che predilige i secondi colpi; come dicono gli americani, è un “second shot golf course”. Conta dunque stare in fairway, innanzi tutto, per poi poter attaccare i green dalla parte giusta, altrimenti il par (figuriamoci il birdie!) diventa una mission impossible.

Per dire, negli ultimi 12 anni, tutti i vincitori del torneo sono sempre rientrati nei top 7 delle statistiche da tee a green, numeri che appartengono certamente a Rory, che tra l’altro arriva in Georgia fresco della prima top 10 del 2024 ottenuta sul Pga Tour. Ma non solo: McIlroy ha anche trascorso qualche giorno dall’uomo che sussurra allo swing dei migliori, cioè da Butch Harmon, che si sa essere il miglior motivatore mentale al mondo. E ancora: 11 degli ultimi 12 vincitori hanno avuto ad Augusta una media di Green in Regulation del 67%; in questa stagione, Rory vanta un ottimo 68%, con un 12simo posto per quanto riguarda la proximity. Altri numeri? Eccoli: dal 2008 il vincitore del Masters gioca i par 5 del campo con uno score medio di 8,5 colpi sotto al par; dal canto suo, Rory è il miglior realizzatore alle buche più lunghe, con un punteggio di ben 94 sotto al par (peccato sia +67 nei par3/par4…).

Che sia dunque l’anno giusto per il nordirlandese? I numeri suggeriscono che potrebbe finalmente riuscire a indossare l’agognata giacca verde, anche se quelle stesse cifre puntano contemporaneamente in direzione di Scottie Scheffler (ovviamente) e -attenzione, attenzione- di Xander Schauffele, che, insieme al numero 1 del mondo, è l’unico a essere presente nei top 20 delle statistiche degli SG off The Tee, degli SG Approach e degli SG Around the green.

Un altro nome da tenere d’occhio? Cameron Smith, l’australiano che milita sul LIV e che negli ultimi due anni è sempre stato il miglior pattatore nei tornei Major, oltre che il 2° nei ferri al green, che come abbiamo visto sono la chiave principale per performare bene ad Augusta. Un’unica incognita sul curriculum di Cam: il suo driver un po’ troppo ballerino, che sul tracciato georgiano potrebbe causargli qualche dolore di troppo.

Non dimentichiamoci poi di Jon Rahm, il defending champion, che però quest’anno, come ha sottolineato Nick Faldo, si è solo esibito su percorsi da resort poco tecnici, cioè su quelli dove si disputano gli appuntamenti del LIV: vedremo come saprà reagire alla pressione che un tracciato tecnico come Augusta sa mettere sulle spalle dei giocatori.

In definitiva, ci saranno 89 campioni al via, con (purtroppo) zero italiani e 18 ben europei, di cui molti al loro primo Masters, ma attenzione: l’ultima volta che si è imposto un rookie ad Augusta, fu il 1979 con Fuzzy Zoeller e fu l’anno di un eclissi di sole, la stessa che c’è stata lunedì… Che sia l’anno buono per Ludvig Aberg o Wyndham Clark? Lo scopriremo domenica notte.


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