17 a Sawgrass: Storia del par 3 più famoso al mondo

La buca 17 di TPC Sawgrass è il par 3 più riconoscibile e unico al mondo, e probabilmente anche il più spaventoso di tutti.

Tutti i golfisti conoscono questa buca, e come tutti gli anni anche la scorsa settimana ha deciso le sorti del The Players Championship, il torneo più importante del PGA Tour.

Pete Dye è l’architetto che ha disegnato Sawgrass, ma la mente dietro l’idea del green a isola è quella di Alice Dye, moglie e collaboratrice del famoso architetto.

Lo scopo del TPC Sawgrass è quello di testare i migliori giocatori al mondo con un campo disegnato su misura per il loro gioco. Il modo migliore per metterli alla prova secondo Dye è quello di usare la psicologia per entrare nella loro testa e farli pensare più del dovuto.

La 17 di Sawgrass ha proprio questo effetto sui giocatori. Tutti sanno che ad un certo punto dovranno tirare quel colpo ed affrontare quel lago. Questo pensiero sarà nella loro testa per le quattro ore che precedono quel colpo; più è lunga l’attesa, più sale l’ansia, più diventa difficile il colpo.

La 17 di Sawgrass in realtà è una buca semplicissima: è lunga 120 metri ed è composta da due tee, un green a forma di fagiolo e un piccolo bunker. Tutto il resto è acqua.

Tecnicamente non è un’isola, perchè c’è un piccolo istmo di terra che collega il green alla terraferma. Qui passano giocatori e macchinari per la manutenzione, ma anche gli impianti di irrigazione e drenaggio.

La storia

Nei disegni originali del percorso il green a isola non è presente. Pete Dye infatti aveva disegnato un green simile a quello della 17 di Harbour Town, con l’ostacolo d’acqua sulla destra che non entrava molto in gioco per i professionisti.

Durante la costruzione del percorso però è stato necessario muovere tantissima terra. Il terreno paludoso si trovava sopra delle vene di sabbia, e il campo è stato quindi letteralmente rivoltato sottosopra: la sabbia dal sottosuolo è stata portata in superficie, e la torba che si trovava in superficie è stata in parte sotterrata e in parte usata per creare delle colline da usare come spalti per lo Stadium Course. 

La parte del terreno più ricca di sabbia è quella che si trova dove ora c’è la 17. I costruttori qui hanno scavato un’enorme buca profonda quasi 40 metri. 

È proprio in questa fase della costruzione, quando Dye si è reso conto di non avere abbastanza materiale per richiudere la buca, che Alice Dye ha suggerito di costruire un green a isola e di lasciare il resto della buca come ostacolo d’acqua.

Come è noto, Pete Dye non usava disegni su carta, ma realizzava le sue idee sul campo, comunicando direttamente con gli shaper e modellando personalmente i suoi percorsi. Per questo non esistono progetti del par 3 più famoso al mondo, tutto è stato deciso sul posto per risolvere un problema costruttivo.

La prima versione del green modellata da Pete Dye però era leggermante diversa. Per rendere più difficile una buca così corta, la seconda metà del green aveva una forte pendenza verso la fine del green.

Ed è qui che la saggezza di Alice Dye tornò di nuovo in gioco. Una famosa citazione della moglie dell’architetto può essere tradotta così: 

“Già mi immagino la telecronaca del torneo: “Signore e signori, purtroppo dopo ore di gioco non è possibile concludere il torneo, perchè nessun giocatore riesce a fermare la palla su questo green modellato da Pete Dye!””. 

Fortunatamente ancora una volta Pete ascolto sua moglie, vera creatrice di questa buca, e alleggerì le pendenze del green.

Tutto il resto è storia.


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