Lucas Glover: quando il successo non da il preavviso.

Gli ultimi mesi hanno insegnato a Lucas Glover una lezione importante: il successo può arrivare senza preavviso.

Il giorno prima lotti come un disperato  per imbucare  anche il putt più semplice, il giorno dopo imbuchi qualsiasi cosa sia nel tuo raggio di azione.

Per Glover, effettivamente le dimensioni della buca sono cresciute fino alle dimensioni di un tombino.

I risultati li abbiamo visti tutti, una sequenza straordinaria di ottimi risultati, dopo 9 tagli mancati su  14 tornei disputati.

Ma come ha fatto? Basta davvero solo un bastone diverso?

La risposta ve la dò subito:  no.

Ma è interessante nel caso specifico capire come sono andate le cose fin dall’inizio.

44 anni, ottimo gioco da tee a green, uno dei migliori del mondo senza ombra di dubbio ed una carriera solida alle spalle con la vittoria in uno US Open nel 2009.

E poi?

Poi si spegne la luce sul green, il putt “non funziona più”, o meglio, Lucas Glover inizia a perdere fiducia, sempre di più, fino a soffrire di yips.

Fortunatamente non è mai stato “solo”in questa condizione.

Tanto da voler iniziare ad esplorare un metodo che si è dimostrato efficace per molti dei suoi colleghi del Tour.

Negli ultimi mesi, i putter più lunghi, gli “scopettoni” come li chiamiamo amabilmente in telecronaca hanno goduto di un “revival” nei ranghi professionali. Prima ha iniziato Rickie Fowler.

Poi Wyndham Clark ha seguito la tendenza vincendo prima lo US Open e il Wells Fargo con la copia del putt di Fowler.

Poi la vittoria di Keegan Bradley al Travellers, Sii Woo Kim e ultimo della lista il 21enne Akshay Bhatia ieri nel The Sentry.

Nello stesso periodo di Clark,  Lucas Glover stava contemplando il passaggio a un nuovo metodo (e al putter) che avrebbe potuto dare nuova vita al suo gioco sui green.

Ha quindi deciso di provare il metodo del manico di scopa prima del Memorial Tournament (dopo aver riflettuto su alcuni cambiamenti estremi, compreso il passaggio a un putter per mancini, una chiacchierata con il veterano del Tour Brad Faxon lo ha aiutato a prendere l’ardua decisione.)

“Avevo due settimane libere prima del Memorial”, ha detto Glover dopo la sua vittoria al FedEx St. Jude Championship.

“Alcuni problemi in famiglia ed il taglio mancato al Pga Championship mi hanno fatto decidere di cambiare. Avrei provato quello lungo e se non mi sentivo bene, avrei provato da mancino. Dico ciò per dare un idea di quanto fossi distante dall’obiettivo. Fino ad allora niente di ciò che ho fatto ha funzionato, niente di quello che ho messo in pratica ha funzionato. Il mio cervello era semplicemente fritto. Dieci anni passati ad affrontare la cosa  senza capirla e senza comprendere come potesse accadere che potessi perdere tutte le sensazioni su un putt da 30 centimetri. È stato enormemente frustrante”.

Non aveva però un broomstick (letteralmente manico di scopa n.d.a.) nel suo garage.

Invece di costruirne uno Glover ha contattato la casa costruttrice alla quale si è affidato Adam Scott. 

“Ne ho ordinato uno e ho chiesto a L.A.B Golf le specifiche di Adam”.

“Ho detto che siamo più o meno della stessa altezza, non voglio sapere nient’altro e imparerò da solo come muoverlo.”

Le “specifiche di Adam Scott” sono da tradurre in un  broomstick da 45 pollici, meglio conosciuto come il “pattone” utilizzato da Scott per vincere il Masters del 2013.

A differenza di un putter convenzionale in cui le mani sono posizionate una direttamente sopra l’altra sull’impugnatura, la struttura del broomstick di Glover lo faceva sentire maggiormente a proprio agio con una posizione diversa e un grip “diviso”, ovvero due impugnature separate sullo shaft che tenevano le sue enormi mani ben distanti l’una dall’altra. Poi un pò di allenamento per prendere confidenza con il nuovo “strumento” ma per vedere subito un notevole miglioramento nel suo Yips.

“Ho trascorso un paio di giorni in garage, ho capito come posizionarmi”, ha detto. “L’ho portato sul campo pratica e ci ho lavorato per circa 10 giorni. L’ho portato al Memorial e l’ho giocato bene. I miei errori non erano folli, terribili, erano semplicemente errori. Quindi, una volta che ho capito le mie tendenze, è diventato divertente anche autocorreggersi.  È stata, fondamentalmente, un’abilità motoria completamente nuova, una funzione cerebrale completamente nuova perché così diversa, così fuori dal comune da quello che stavo facendo prima.”

Il resto lo raccontano i fatti: dopo lo switch al nuovo metodo sono arrivati due primi posti (uno nei playoff) e 5 top ten che hanno fatto rientrare Glover nei primi 30 dell’ordine di merito mondiale.

Personalmente detesto il putt lungo. Non ho mai usato un belly putter o un broomstick e mai lo farò. Considero l’utilizzo di  questi putter più lunghi ( anche se i professionisti non possono più ancorarlo) un vantaggio ingiusto.

Ma come ho già detto per l’ipotesi del cambio di palla, per il  dilettante può essere un’alternativa, a volte anche solo dettata da un problema fisico che impedisce al giocatore di posizionarsi sulla palla in maniera adeguata. E allora ben venga l’aiuto dello “scopettone”!


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