La scorsa settimana l’Open Championship a Royal Liverpool ha messo in scena tutte le caratteristiche del Link’s golf: pioggia, vento, terreno duro e bunker profondi hanno messo alla prova i migliori giocatori al mondo garantendo grande spettacolo.
Una delle caratteristiche più facilmente riconoscibili dei classici Links britannici sono i revetted bunker. Non c’è una parola italiana per tradurre questo termine che deriva dal francese revetir, ovvero rivestire; in italiano quindi possiamo tradurlo come “bunker con le sponde rivestite”.
L’aggettivo revetted indica la costruzione della sponda; sono quindi da distinguere dai pot bunker che sono definiti dalla forma piccola e circolare e possono avere sponde revetted, in erba o a volte costruiti con delle traverse di legno.
Questi bunker hanno una resa estetica meravigliosa, e rendono il bunker un ostacolo molto più punitivo. Essendo molto ripidi e profondi obbligano i giocatori ad alzare la palla molto velocemente, e a volte li costringono a giocare lateralmente se la palla è troppo vicina alla sponda.
Questo tipo di costruzione ha origini antiche. Alcuni greenkeeper iniziarono ad usarli intorno al 1850 per evitare l’erosione delle sponde di sabbia dovuta all’azione del vento. Con il tempo divennero sempre più popolari perché permettevano di avere bunker profondi che richiedevano poca manutenzione.
La costruzione
Le sponde dei revetted bunker sono costruite tramite la sovrapposizione di molti strati di zolle d’erba posizionate al contrario, ovvero con l’erba sotto e la terra sopra. Ogni strato è posizionato leggermente più indietro per dare alla sponda una leggera pendenza.
Le sponde costruite in questo modo non richiedono manutenzione, ma si deteriorano con il tempo e vanno ricostruite ogni 5 – 10 anni. Negli ultimi anni alcune aziende specializzate hanno iniziato a costruire revetted bunker con zolle di erba sintetica. La resa estetica non è la stessa, ma hanno il vantaggio di non deteriorarsi e di durare molto più tempo.
