TPC Sawgrass: l’invenzione dello Stadium Course

Quando nel 1974 Deane Beman divenne direttore del PGA Tour, aveva le idee molto chiare: Beman voleva costruire una serie di campi sui quali svolgere regolarmente le tappe più importanti del Tour. 

Questi campi sarebbero stati progettati per testare il gioco dei migliori giocatori al mondo e per garantire la migliore esperienza possibile per gli spettatori. Nacque così l’idea degli “Stadium Course”.

L’anno dopo il Tour individuò un terreno in una zona adatta, Ponte Vedra Beach in Florida, e lo comprò per 1$. Il terreno fu regalato perchè era una palude inabitabile, che creava più problemi che altro al precedente proprietario.

Fortunatamente Beman conosceva un architetto che aveva già lavorato in terreni paludosi, e che grazie ad un’ingegnosa progettazione dei drenaggi riuscì a rendere il terreno adatto ad un campo da golf.

Questo architetto era Pete Dye, e il terreno comprato per 1$ è quello dove oggi sorge il TPC Sawgrass.

Lo Stadium Course

Il risultato del lavoro di Pete Dye è un campo che ha molte zone nelle quali sono vicini tee, green e fairway di varie buche. In questo modo gli spettatori possono vedere molti colpi senza doversi spostare troppo. Queste aree poi sono state rialzate per garantire una migliore visibilità e creare gli “spalti” dello Stadium Course.

Da un punto di vista golfistico il campo è pieno di insidie per i giocatori. I fairway sono relativamente larghi, ma vanno sempre a restringersi più avanti si arriva, e sono protetti da rough ondulati, bunker, e ostacoli d’acqua. Dal tee però, grazie a degli accorgimenti visivi, le landing area sembrano molto più strette di quanto sono.

I colpi al green sono estremamente delicati, specialmente se giocati dalla parte sbagliata del fairway; I green sono molto ondulati e protetti da vari bunker e pot bunker, e in base alla posizione dell’asta la strategia dal tee può cambiare radicalmente.

L’inaugurazione

Quando nel 1982 venne giocato il primo Players Championship sul TPC Sawgrass, i giocatori erano furiosi.

Nessuno di loro era preparato per un percorso disegnato esclusivamente per testare il gioco dei migliori professionisti al mondo, e il campo secondo loro era troppo punitivo e difficile. 

Ci fu addirittura un’assemblea per chiedere di giocare un altro campo l’anno successivo, cosa che per fortuna non avvenne, ma che portò il PGA Tour ad apportare alcune modifiche per rendere il campo più facile negli anni successivi.

L’evoluzione

Negli anni il TPC Sawgrass ha subito numerose modifiche ed è stato addolcito. La struttura principale pensata da Pete Dye però è ancora presente, e ogni anno richiede ai giocatori un livello di gioco straordinario per riuscire ad arrivare tra i primi posti della classifica.

Dopo Sawgrass, il Tour ha inaugurato molti altri TPC (Tournament Player Club) in giro per gli Stati Uniti. Nessuno di questi però si avvicina per difficoltà e qualità a quello originale.

Il finale

Uno dei tratti distintivi di Sawgrass sono le sue buche finali.

La 16 è un par 5 relativamente corto, da sempre la buca più facile del campo. È fondamentale prendere il fairway con il drive per restare fuori dai guai, perchè la landing area del secondo colpo e il green sono protetti dall’acqua sulla destra e da un grande albero sulla sinistra.

La 17 è uno dei par 3 più famosi al mondo. Frutto di un’idea di Alice Dye, il celebre green a isola rende molto delicato un tee shot relativamente corto, dato che i giocatori giocano poco più di un sand.

La 18 è fiancheggiata da acqua sulla sinistra per tutta la sua lunghezza; i giocatori che non hanno il coraggio di avvicinarsi all’acqua con il tee shot hanno spazio sulla destra, ma da qui il secondo colpo diventa quasi impossibile.


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