Alberto Binaghi, raggiunto telefonicamente negli Stati Uniti dove si trova nella sua qualità di coach di Guido Migliozzi, ci racconta il percorso di Torrey Pines.
Il percorso su cui disputerà il 121mo United States Open Championship (questa è la dizione completa) misura poco più di 7.000 metri (7.707 yards) dai battitori riservati ai Tour Pros.
L’estensione media dei greens è di circa 420 metri quadrati.
In totale ci sono 54 bunkers ed 1 solo ostacolo d’acqua (a difesa del green della 18).
Tre giocatori azzurri si sono guadagnati il diritto di disputare il 121mo U.S. Open, e precisamente Edoardo Molinari (che giovedì partirà alle 6.45 ora locale dalla buca 1 con Sahith Teegala e Greyson Sigg), Francesco Molinari (che partirà alle 7.29 sempre dalla 1 insieme ad Henrik Stenson e Shane Lowry) e, appunto, Guido Migliozzi (che partirà alle 7.07 dalla 1 con Cameron Young e Wielco Nienaber).
Ma torniamo ad Alberto Binaghi, ecco le sue impressioni.
“Il campo, da un certo punto di vista, non preoccupa perchè tutto quello che vedi alle fine è esattamente così, non nasconde sorprese, tipo rimbalzi strani; c’é poco da studiare, bisogna solo giocare bene a golf”
“I green sono abbastanza soffici, e l’obiettivo dichiarato della USGA è di renderli solo più duri, anche se, di conseguenza, ciò aumenterà la loro velocità”
“Dal tee sarà necessario usare molto il driver, dato che i bunkers entrano sempre in gioco nella landing area; l’opzione di usare un ferro per evitarli non è redditizia, perchè lascia un secondo tiro molto lungo”
“Il rough è difficile da definire, non è altissimo, ma é un pò irregolare; se la palla finisce nelle macchie gialle, si può giocare tranquilamente, se invece la vedrete finire nelle macchie scure, da lì si esce giocando il sand”
“I green sono abbastanza grandi, con parecchie pendenze, divisi in settori da parecchie gobbe”
“I bunkers sono da considerare come zattere di salvataggio, perchè ti garantiscono un lie sicuro, al contrario del rough”
“E questo discorso vale soprattutto intorno ai greens; il rough a bordo green è composto da quattro essenze diverse, fatto che lo rende molto duro ma insidioso ”
“La palla sembra galleggiare, ma il rischio di passarci sotto o di avere contatti non pieni é alto”
“La sabbia dei bunkers non è ottimale, perchè la palla non galleggia, la palla tende ad affondare per un minima parte ma, come ho detto, è un lie preferibile rispetto al rough, soprattutto perchè è sempre possibile il colpo al green”.
Ringraziamo Alberto Binaghi per la sua disponibilità.
Ve lo dico.
Mentre ascoltavo il racconto, mi sembrava di essere là…