Augusta National Golf Club: 5 curiosità sul percorso

Ogni anno a inizio Aprile il mondo del golf si risveglia. Con l’arrivo della primavera le giornate si allungano e i fiori iniziano a sbocciare, e tutte le attenzioni vengono puntate su un ex vivaio nel centro della Georgia.

Sui terreni di questo vivaio nel 1932 è stato inaugurato un campo da golf che sarebbe poi diventato leggendario, l’Augusta National Golf Club. 

Fondato dal miglior giocatore del tempo, Bobby Jones, e costruito da uno dei migliori architetti di campi da golf della storia, Alister MacKenzie, l’Augusta National è stato progettato per testare ogni anno il gioco dei più forti giocatori al mondo durante l’Augusta Masters. 

Per fare ciò ogni anno il club spende milioni di dollari per tenere il percorso a passo con i tempi, modificando tee, fairway, green e bunker per difendere il campo dalle nuove tecnologie usate dai giocatori.

Questo luogo, considerato sacro da ogni golfista, è radicato nella tradizione, e per far si che le tradizioni restino rilevanti il percorso è in continua evoluzione.

Ecco alcune curiosità su alcuni dei cambiamenti avvenuti nel corso degli anni:

1. Il campo continua ad allungarsi.

Per restare al passo con i tempi e per contrastare le tecnologie che permettono ai giocatori dei tirare la palla sempre più lunga, il club aumenta ogni anno la lunghezza delle buche. La distanza totale del campo aumenta quasi ogni anno, e dai 6215 metri dell edizione del 1934 si è arrivati ai 6910 metri dell’edizione di quest’anno. 

L’ultima modifica ha riguardato il tee della buca 2, allungata quest’anno di 10 metri. Lo scorso anno invece era stata allungata la buca 13 di quasi 30 metri.

2. Non esiste il rough (o quasi)

Per i primi 70 anni della sua storia, il percorso di Augusta non aveva il rough. Il campo era composto esclusivamente da fairway e dalle zone di terriccio ricoperto da aghi di pino sotto gli alberi.

Nella visione originaria di Bobby Jones e Alister MacKenzie infatti, la larghezza dei fairway era fondamentale per testare i migliori giocatori al mondo. La larghezza dei corridoi permette di avere green più punitivi e premiare i giocatori che sanno scegliere l’angolo di attacco migliore.

L’erba bassa intorno ai green inoltre punisce maggiormente un colpo che manca il bersaglio: la palla rotolando si allontana dall’asta e l’approccio è più difficile.

Nei primi anni 2000 però, per cercare di tenere gli score più alti, il club indrodusse un “primo taglio di rough”, allontanandosi dai principi originari del percorso ma rendendo alcuni tee shot più difficili.

3. In fairway non ci sono zone in piano

L’augusta National è tutt’altro che pianeggiante. Tra la clubhouse e il green della 12 (punto più basso del campo) ci sono quasi 50 metri di dislivello, e chiunque ha avuto la fortuna di visitare questo luogo sacro vi dirà che la scala e la quantità di ondulazioni del terreno è grandissima.

Tra le principali difese del percorso ci sono proprio queste ondulazioni: in fairway i giocatori non hanno mai uno stance in piano, e saper tirare colpi con la palla più alta o più bassa dei piedi è una qualità fondamentale per poter vincere la giacca verde.

In molte buche riuscire a posizionare il tee shot nella parte più pianeggiante del fairway è un grande vantaggio. Esempio perfetto è la 13: La parte sinistra del fairway, vicino al ruscello, è più in piano e da’ un angolo migliore per attaccare il green. La parte destra del fairway invece pende fortemente da destra a sinistra. Con la palla più alta dei piedi (che favorisce un draw) i giocatori devono attaccare un green disegnato per un fade. Dettagli come questo rendono Augusta uno dei campi migliori al mondo.

4. I green diventano sempre più piatti

I green di Augusta sono famosi per la loro velocità e per le loro ondulazioni. Nessun architetto al giorno d’oggi potrebbe costruire green simili senza essere dichiarato pazzo. L’unico motivo per il quale i giocatori non si lamentano troppo delle ondulazioni è il loro rispetto per la storia del torneo. Purtroppo però ogni anno i green diventano più veloci, e questo costringe il club ad addolcire le pendenze per non rendere i green ingiocabili. Lo scorso anno il green della 7 è stato ampliamente ritoccato e ammorbidito, rendendo alcune pin position più accessibili.

5. Il campo era stato progettato al contrario

Nel progetto originale le prime e le seconde nove buche erano invertite. Il primo Masters infatti è stato vinto su quello che oggi è il green della 9. Dopo aver osservato le varie dinamiche del torneo però, Allister MacKenzie e Bobby Jones, hanno deciso di invertire le prime e le seconde nove buche. 

L’intuizione di invertire il giro si è resa particolarmente vincente: le seconde nove di Augusta sono infatti il teatro perfetto per la fine di un torneo. L’alternanza di buche difficili ma con qualche possibilità di birdie, e di buche facili ma insidiose, fanno in modo che ogni anno il Masters si decida in modo spettacolare nelle ultime nove buche, regalando mille sorprese e cambi di scena.


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