Sono stata indecisa fino all’ultimo: vado o non vado? Problemi fisici, delusioni, la voglia di smettere, il mio livello di gioco che non riesce ad essere efficace come lo scorso anno.
Poi mi sono detta: cosa è meglio? Stare in ufficio o trascorrere tre giorni di golf al Royal Park I Roveri?
Beh, la risposta la sapete già.
L’Open non è solo una gara, è un rituale, un ritrovarsi, una bella abitudine, un luogo dove nascono idee nuove.
Nel giorno di prova sono arrivata al Royal Park I Roveri la mattina presto: mi piace giocare e provare i colpi nel silenzio del campo, quando ancora non c’è quasi nessuno. Tommaso Perrino è in campo pratica.
Respirare l’aria del mattino, in mezzo alla natura, mi fa sentire libera. Leggo ed integro gli appunti che avevo scritto lo scorso anno. Il campo è una meraviglia, sì, ho preso la decisione giusta nel voler essere qui. Gioco in relax, mi diverto, sto bene.
Finite le 18 buche rientro in clubhouse, che nel frattempo si è animata. Dopo tanto tempo rivedo Manon Eggermont, la responsabile delle competizioni EDGA. C’è un bel progetto da rifinire, una nuova gara dell’EDGA Tour che si terrà al Golf Torino a settembre. Nel putting green vedo Gregorio Guglielminetti – con i tappi nelle orecchie – che si sta allenando, non l’ho mai visto così concentrato.
Vedo arrivare il gruppo degli svedesi, Joakim Bjorkman e Lia Rasmus: hanno l’aria sconsolata e abbattuta. Sono senza le loro sacche, sono state disguidate ad Amsterdam, se tutto va bene arriveranno alle 10 di sera. Niente giro di prova per loro, solo una supervisione del campo. A Joakim era già successo nel 2018, per l’Italian Open di Crema, gara che comunque vinse portando così a quattro i titoli vinti in Italia.
Il tempo minaccia pioggia, verrà un acquazzone prima di cena.
Il primo giro di gara lo faccio con due vecchi amici: Paolo Fancelli e Silvano Favaro. Con Silvano ne abbiamo fatte tante di avventure golfistiche: la più memorabile è stata lo Scottish Open a Saint Andrews nel 2017, Silvano ha ancora i copritesta con la bandiera scozzese che prese in quella occasione. Paolo ci raggiunge con un’espressione triste, non è da lui. Ci informa che è appena venuto a conoscenza di una brutta notizia riguardante un caro amico: purtroppo ne risentirà la sua prestazione, ampiamente inferiore ai suoi standard. Silvano è regolare come sempre, dimostra di avere superato le difficoltà fisiche di qualche tempo fa. Io gioco a tratti: un po’ bene, un po’ male. Il campo è bagnato dalla pioggia della notte, il fitto rough è un ostacolo quasi insormontabile per me. So di non poter ambire ad un punteggio alto, mi accontento di aver giocato delle buche veramente bene. Gioco a macchia di leopardo.
Nella seconda giornata arrivo nel parcheggio del circolo ed incontro Gregorio ‘Greg’ Guglielminetti: sfoggia una delle sue ‘mises’ ad alta visibilità, tutto verde semaforo. E’ con la sua caddie Iris, la sua compagna, sono proprio una bella coppia e si vede che si vogliono un gran bene. Mi dice Greg ‘Sono venuto per tempo, sai mi voglio preparare bene’. ‘Ma se parti prima di me!’ – dico io. Meno male che è arrivato in anticipo… aveva sbagliato orario di partenza! Scappano di corsa, li rivedrò solo a fine gara. Greg, Greg…. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti!
Io gioco con un inglese, Stephen Crocker. E’ un ingegnere neo pensionato, è venuto con il suo van, portandosi dietro il suo quattroruote elettrico per giocare. Mi racconta che girerà tutta l’Europa per giocare a golf, questa di Torino è solo una tappa tra le tante. Oh, penso, vorrei fare la stessa cosa anche io.
Lo guardo: ha dei problemi neurologici simili ai miei, gira faticosamente con due bastoni, ma come fa a tirarla così lunga? Miracoli del golf. Io gioco bene, naturalmente nella prima buca l’emozione si fa sempre sentire, e l’X è fissa. Ma recupero e chiudo le prime 9 con 18 punti. Purtroppo i tempi di attesa si allungano, il caldo umido si fa sentire. Steve vuole ritirarsi. ‘Steve, don’t give up!’ gli dico. Si convince e continuiamo, lui si riprende, io infilo tre X di seguito. Ciao score.
Un punto che mi duole sottolineare è la mancanza di giocatrici donne. Lo scorso anno eravamo tre, quest’anno solo due: Luisa Ceola ed io. Forza ragazze, non abbiate paura! Non posso credere che i golfisti disabili siano solo uomini!
I vincitori li conoscete, Tommaso Perrino nello strokeplay lordo, Pietro Andrini (una certezza) nello strokeplay netto e Greg Guglielminetti nello stableford.
Una menzione per i giovani. Vittorio Cascino, nello strokeplay lordo, ha fatto una buona performance, peccato per la maledetta buca 13 del secondo giro che ne ha penalizzato il punteggio finale. Andrea Plachesi, nello strokeplay netto, può andare fiero del suo secondo posto. Sempre nello strokeplay netto ottimo 5° posto di Riccardo Bianciardi, considerando che ha ripreso a giocare da pochi mesi per problemi fisici. Bella prestazione anche di Jacopo Luce, con un bel 5° posto nella classifica stableford. . Il futuro è davanti a loro.
A fine gara, Matteo Delpodio, Direttore Tecnico delle squadre nazionali FIG, ha parlato ai giocatori dei progetti riguardanti la squadra di golf del settore paralimpico, l’Ordine di Merito per poter entrare a far parte dei Giocatori di Interesse Nazionale. E’ stato lì che ho avuto la consapevolezza di essere ormai una signora agée, per me il golf è divertimento, l’agonismo lo lascio ai più giovani.
Quando Greg ha finito, con un punteggio eccezionale, si è sentito un boato in tutto il campo. Per me, che in fondo sono una sentimentale, il vincitore morale è lui. Ha avuto momenti di grande sofferenza, ma alla fine ha vinto lui, la sua forza di volontà, grazie soprattutto alle persone vicine che lo hanno sempre sostenuto. Ma questo sarà l’argomento della prossima storia.
Per vedere tutti i risultati cliccare qui.